Lavorano in un settore che è stato il primo a fermarsi e probabilmente sarà l'ultimo a ricominciare. Quello degli spettacoli. Concerti, performance, fiere, festival. Tutto fermo. Per una perdita di fatturato che si stima attorno ai 300 milioni di euro. Loro sono dietro le quinte. Anzi, sono i costruttori delle quinte. Montano palchi, allestiscono coreografie, realizzano impianti luci, fanno movimentazione materiale e garantiscono l'audio. Un esercito abituato a tutto, dotato delle più svariate competenze e che da quasi due mesi non lavora. Ma, invece di aspettare in silenzio le misure di sostegno e chissà cos'altro, si sono messi insieme e hanno formato un contenitore per aiutare a combattere l'emergenza. Come? Ce ne parla Mauro La Rocca, di Monte San Biagio: «Siamo tanti, moltissime partite Iva, altri legati a cooperative. Elettricisti, tecnici delle luci, facchini, esperti d audio che in questo momento abbiamo un sacco di tempo libero e possiamo essere utili. Sappiamo fare un sacco di cose». Hanno così contattato il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, ma anche il ministero dell'Agricoltura. E si sono messi in rete con una pagina facebook e un hashtag, #chiamatenoi che ora è anche un sito Internet (www.chiamatenoi.it) Certo, perché loro ad allestire un ospedale da campo, ci mettono poco. «Siamo abituati a costruire città nel deserto in pochi giorni. Montiamo fiere, allestiamo palazzetti». E dunque, dove serve loro ci sono. Ma come funziona esattamente? «Gli operatori di tutta Italia sono invitati a iscriversi al sito. Saranno all'interno di un grosso elenco suddivisi per territorio. Se capita di montare una cosa a Taranto, vediamo chi abbiamo e lo mettiamo in contatto con il committente». Così, il lavoro non si perde, la competenza si ricicla. «Possiamo farlo anche in agricoltura e ovunque possiamo fornire le nostre competenze e le nostre braccia. Se serve montare serre, strutture, qualsiasi cosa». Una cosa è certa. Loro, fermi non ci sanno stare. «Per noi questa è una pausa forzata, anche fisicamente - dice Mauro La Rocca - Siamo abituati a lavorare anche 12 ore al giorno. E allora, pubblico e privato. Se vi serve, in questo particolare momento noi siamo qui».
La storia
Tecnici dello spettacolo ai tempi del Coronavirus: «Così ci reinventiamo»
Montano luci, coreografie, palchi. E ora vogliono rendersi utili per l’emergenza: «Chiamate noi»