Mantenere viva la memoria, farne un'etica. Lo dobbiamo ai nostri concittadini, sacrificati nell'eccidio di San Silviano, e a tutte le vittime del nazifascismo. A dirlo, in una nota, è la sezione "25 aprile" dell'Anpi, che esce oggi per celebrare i 76 anni dall'eccidio di San Silviano. Fare un'etica della memoria, «abitarla, è il solo modo che abbiamo per farci eredi del loro sacrificio» scrive l'Anpi. La storia è nota ma forse non troppo. Il 7 aprile del 1944 Antonia Martucci, Arturo Leccesi, Domenico Marzullo e Onorato Trani vengono uccisi dalle truppe tedesche occupanti. «Secondo le fonti ufficiali, Antonia e Arturo, l'una paralitica e l'altro mutilato, furono bruciati vivi nella capanna dove si erano rifugiati perché non avevano obbedito all'ordine di sfollamento con sufficiente rapidità» spiega l'Anpi. «Vittime inermi, dunque, come quelle di Sant'Anna di Stazzema, delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, di Borgo Montenero e di tante altre stragi nazifasciste attuate sul territorio italiano in uno dei periodi più bui della nostra storia» continua l'Associazione nazionale partigiani che invita a rinnovare memoria di quanto accaduto. «Abbiamo l'obbligo di praticare un'etica della memoria per richiamare nel presente il passato in vista del futuro e tessere così il nodo tra le generazioni; per vivere con responsabilità lo spirito antifascista della nostra Repubblica. Non passivi spettatori, dunque, ma attivi promotori della Repubblica democratica e dei principi che essa trasmette; questo significa ereditare, ed è per questo che si deve ricordare»
La nota
Eccidio di San Silviano, l'Anpi: «A oltre 70 anni, rinnovare la memoria»
Terracina - L'associazione nazionale Partigiani ricorda il massacro di Terracina il 7 aprile del 1944 con un video e un messaggio