Sono passati circa due mesi dall'inizio dell'emergenza Coronavirus e le misure messe in atto dal Governo e dalle regioni italiane sono assolutamente insufficienti per far fronte alla situazione di crisi che stanno vivendo gli agricoltori italiani. E' il grido d'allarme lanciato dal presidente dell'associazione Aspal Stefano Giammatteo.
"Se qualcuno pensava di arginare la situazione con 600 euro a fondo perduto, oppure con deroghe e proroghe varie, si è completamente sbagliato - accusa il presidente dell'Aspal - per non parlare poi di chi ha avuto la brillante idea di proporre la regolarizzazione di centinaia di migliaia di immigrati. In questo periodo, rispetto a tutta la filiera agroalimentare, chi di dovere ha pensato di tutelare solo i supermercati, cosa che noi riteniamo anche giusta; ma non si è tenuto conto che a salvare milioni di consumatori sono soprattutto coloro che producono, coltivano e raccolgono il cibo che successivamente va a finire negli scaffali. Oltretutto, da quello che abbiamo appreso da molti consumatori della nostra regione Lazio, sembrerebbe che ci sia stato un consistente aumento dei prezzi dei prodotti agricoli in vendita, senza che l'agricoltore abbia avuto un minimo vantaggio e senza che nessuno tra Governo e Regione abbia controllato le speculazioni all'interno della filiera agroalimentare, cosa che ormai siamo abituati a vedere da anni a questa parte, nella completa indifferenza istituzionale.
Di fronte a questa situazione, noi chiediamo da anni e continueremo a chiedere di reintrodurre i voucher in agricoltura, per dare la possibilità a migliaia di nostri concittadini, sia pensionati che studenti e disoccupati in generale, di avere l'opportunità di guadagnarsi qualcosa con la manodopera stagionale, che in agricoltura è molto diffusa. Purtroppo la proposta in Senato è stata bocciata.
Inoltre, per rimanere in tema di manodopera, proprio perché viviamo un periodo di grave emergenza economica e sanitaria, per semplificare le assunzioni e i pagamenti, sarebbe importante una defiscalizzazione degli oneri sociali contributivi per abbattere il costo del lavoro. Da anni denunciamo un costo del lavoro che è il più alto d'Europa, ma nessuna istituzione ha preso minimamente in considerazione il nostro grido di aiuto. Bisognerebbe inoltre abolire immediatamente quanto previsto dalla Legge di Bilancio del 2018, comma 910/914, che impone il pagamento dei propri dipendenti solo attraverso bonifico o assegno. Una disposizione che è stata fortemente voluta da alcune grosse sigle sindacali, ma che non ha fatto altro che creare problemi sia ai datori di lavoro che ai braccianti, soprattutto in questo periodo di quarantena forzata.
In merito alla commercializzazione invece, la Regione Lazio in primis deve al più presto autorizzare la vendita per i produttori agricoli e gli ambulanti nelle strade della città di Roma, con occupazioni di suolo pubblico tramite le cosiddette bancarelle, ovviamente con tutti gli accorgimenti e le precauzioni da prendere per evitare possibili contagi. Solo nel Lazio, i produttori agricoli e gli ambulanti sono svariate migliaia di persone che ogni settimana svolgono la loro attività da molti anni nella Capitale, riscuotendo anche enorme successo e apprezzamento dai consumatori. Ci auguriamo che queste nostre proposte vengano ascoltate, per il bene di tutta la collettività".