Il coronavirus sta lasciando dietro di sé anche le macerie di un'economia, quella italiana, già messa a dura prova. Tra i settori che ne stanno facendo le spese, anche la filiera agroalimentare del settore caseario. In territorio pontino ha particolare rilevanza quello bufalino, essendo il Lazio una delle quattro regioni che fa parte, con Campania, Puglia e Molise, del consorzio per la tutela del formaggio mozzarella di bufala dop. La contrazione dei consumi, complice la chiusura di ristoranti, bar e pizzerie ed essendoci un drastico calo anche nell'export, potrebbe avere pesantissime conseguenze sull'intero comparto e in particolare sulla catena più "debole": gli allevatori, ossia i produttori di latte.

Il prezzo del latte, infatti, rischia di subire un calo pesantissimo. I "trasformatori", ossia i caseifici, si trovano ad avere una richiesta di prodotto inferiore. Va da sé, dunque, che c'è un esubero di materia prima, visto che gli allevatori non possono non mungere le bufale per ragioni anche di carattere sanitario per l'animale. Il risultato è che quindi la produzione di latte è costante (al massimo si potrebbe riuscire ad avere una lieve diminuzione) e dunque anche l'approvvigionamento, ma il problema è nella vendita del prodotto trasformato, che ha subito un pesante contraccolpo per la crisi dovuta al covid-19.

I numeri (fonte: consorzio di tutela) sono esemplificativi: nel 2019, a marzo la media di produzione di mozzarella di bufala era di 3.846 tonnellate e 25.021 erano le tonnellate di latte; nel 2020, invece, siamo a 3.268 tonnellate di mozzarella e 24.996 tonnellate di latte. La produzione di materia prima, insomma, è rimasta costante, mentre per il lavorato c'è uno scostamento in negativo di circa -15%.