Il nostro viaggio verso Roma, in questa seconda fase dell'emergenza Covid-19 è iniziato di buon mattino, alle 5.15, da Largo Jacopo Peri, alla periferia della città. Sull'autobus, in un tragitto di circa mezz'ora, è salita una sola persona, che però non avrebbe poi preso il treno. Alla stazione di Latina Scalo, il primo treno per Roma, durante questa emergenza è quello delle 6.04. Questa mattina abbiamo visto salire circa settanta persone: "E' normale - ci dice Angelo, diretto a Fiano Romano - Avendo cancellato il primo treno delle 5, tutti o quasi prendono questo. Alla fine, però, i margini di sicurezza ci sono, perché da questo treno che nasce a Latina e muore a Roma, c'è la possibilità di stare seduti uno per comparto. Per carità, resto dell'avviso che la sicurezza è ancora al 70% ma ognuno rispetta le regole, non ho mai visto, e viaggio tutti i giorni, una persona entrare in treno senza mascherina o magari mettersela soltanto dopo una volta entrato. I controllori non passano mai, ma credo che sia anche normale di questi tempi o forse no".

Treno delle 6.16 proveniente da Minturno, molta meno gente rispetto al primo. Io sono su questo treno che mi dirigo a Roma. Situazione tranquilla, tutti rispettano le regole, non c'è nessun tipo di problema. Roberto che lavora in un supermercato del centro a Roma, ci dice: "La situazione si va via via normalizzando, diciamo che l'unico vero problema è quando arrivi a Roma, perché devi fare un unico percorso indicato per uscire fuori dai binari e prendere la metro o comunque uscire fuori dalla stazione. Li chiaramente - continua a dirci Roberto - si forma un po' di gente ma in questi giorni hanno aumentato il personale di controllo ed è decisamente più scorrevole la situazione. I termo scanner funzionano, ma il più delle volte, quando ad un paziente viene trovata una temperatura superiore ai 37 gradi, gli viene rimisurata poco dopo perché in alcuni casi, come è capitato di vedere a me, può dipendere dall'abbigliamento pesante o dalle temperature che sono salite e non specificatamente dalla presenza di un virus. Anche in questo, devo dire, sono molto scrupolosi. In treno raramente vedo passare i controllori. Direi quasi mai, ma del resto anche sui mezzi pubblici e la stessa cosa".

Nel viaggio di ritorno, sul treno 2381 diretto a Napoli, abbiamo incontrato tre infermieri residenti a Latina del Policlinico Umberto 1 di Roma: Francesca, Antonio e Marilena. Tutti e tre inviperiti su quanto accade in entrata e in uscita alla Stazione Termini: "Non solo l'entrata e l'uscita è una soltanto - ci dice Antonio - ma hanno eliminato la corsia preferenziale che riguardava noii e i militari. Così facendo si formano degli assembramenti che non sono certo il massimo, esattamente l'esatto contrario di quello che dovrebbe accadere in questa situazione di emergenza. La situazione a Termini, per noi che veniamo da fuori - ha concluso Antonio - è diventata insostenibile anche perché a tutto questo va aggiunto il fatto che hanno cancellato alcuni treni con il conseguente rischio, soprattutto la mattina presto, che le prime tratte siano affollate".