Si tornerà in aula il 27 giugno davanti alla prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione per l’omicidio di Borgo Montenero, che vede come unico imputato Daniele Cestra, condannato in Corte d’Appello a 18 anni di reclusione per l’uccisione di Anna Vastola e difeso dagli avvocati Angelo Palmieri e Sinuhe Luccone. L’anziana venne colpita a morte con un’arma contundente, un bastone per la precisione, all’interno della sua abitazione in via don Giuseppe Capitanio il 9 dicembre del 2013 nel corso di un furto finito male. A compierlo, secondo le risultanze investigative, fu Daniele Cestra, che, poi fermato dai carabinieri a seguito di un’attività di indagine che ha contemplato anche riscontri con le tracce biologiche trovate sul posto, confessò il delitto davanti al sostituto procuratore Valerio De Luca. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri che all'epoca dei fatti si occuparono delle indagini, Daniele Cestra sarebbe passato dal retro dell'abitazione, situata a Borgo Montenero, nel Comune di San Felice Circeo, infrangendo il vetro di una porta finestra. Poi, trovatosi l'anziana davanti, le avrebbe intimato di restare in silenzio; dopodiché, non essendo riuscito nel suo intento, il colpo alla testa con un oggetto contundente, a quanto pare un bastone, rivelatosi fatale per l’81enne. L'arma, nonostante le dichiarazioni rese dall'imputato, non è mai stata trovata. In primo grado l’uomo, oggi 38enne, fu condannato a 30 anni di reclusione, con la pena poi ridotta a 18 anni dai giudici del secondo grado. Gli avvocati Angelo Palmieri e Sinuhe Luccone, difensori di Daniele Cestra, hanno quindi promosso ricorso per Cassazione, reiterando tra le altre cose la richiesta di una perizia psichiatrica sull’imputato. Oltre a ciò, i difensori dell'uomo, hanno altresì chiesto la derubricazione del reato a omicidio preterintenzionale. Per cui, questa la versione dei fatti secondo la difesa, la sera del 9 dicembre Daniele Cestra entrò nell'abitazione di Anna Vastola non con l'intenzione di uccidere la 81enne, ma per compiere un furto all’interno dell’abitazione di via don Giuseppe Capitanio. A pronunciarsi in merito saranno quindi i giudici della Suprema Corte di Cassazione, che si riunirà il 27 giugno.