Oggi l’Italia è una delle mete “naturali” dei fenomeni di migrazione che stanno interessando il Medioriente e l’Africa e qualche decennio fa lo è stato per chi scappava dai Balcani in cerca di una vita migliore. Ma in un passato neppure troppo remoto sono stati gli italiani a emigrare, fuggendo da povertà e miseria. Tra loro, agli inizi del Novecento, ci sono stati anche molti sanfeliciani.
Grazie ai documenti messi a disposizione dalla “The Statue of Liberty-Ellis Island Foundation”, che ha avuto vita nel 1982, è possibile rendersi conto di quale fu il fenomeno migratorio che interessò San Felice Circeo. Sono stati infatti pubblicati i registri d’arrivo a Ellis Island, l’isolotto della Baia di New York che rappresentava il principale punto di ingresso per gli immigrati che provavano a cercare fortuna negli Usa, e gli stessi sono stati esaminati dall’appassionato di storia locale Carlo Gallone.
Il periodo preso in esame è quello tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, quando il fenomeno migratorio italiano fu più intenso (parliamo di circa 9 milioni di persone che lasciarono la Penisola, con 3 milioni provenienti dal sud Italia). La ricerca non è stata semplice, dato che le persone incaricate di redigere l’elenco degli sbarchi spesso trascrivevano in modo errato il nome di San Felice Circeo. Ma alla fine è stato comunque possibile reperire alcuni dati.
Il luogo di imbarco era quasi sempre Napoli, da dove di solito partivano dei gruppetti di familiari o amici più o meno numerosi. Il periodo tra il 1905 e il 1908 rappresenta l’anno di maggior consistenza del flusso migratorio proveniente da San Felice Circeo. Di Maggio, Cerasoli, Calisi, Bravo, Di Cosimo, Lanzuisi, D’Antrassi, Capponi, Petrucci, Palmieri e Bianchi. Questi i cognomi più diffusi tra i sanfeliciani che hanno raggiunto l’America. Alcuni di loro, imbarcati sui transatlantici “San Giorgio” e “Gallia”, erano dei bambini: nati nel 1901, nel 1903, sbarcarono negli Stati Uniti nel 1908.
Tra i migranti c’è chi ha fatto poi ritorno al paese natio e chi invece ha deciso di restare lì. E attraverso altre ricerche è stato possibile seguire le tracce dei sanfeliciani arrivati negli Stati Uniti fino al Connecticut, a Waterbury in particolare. Ma lì per ora termina la ricerca, con altri studi ancora in corso per cercare di ricostruire un fenomeno storico locale ancora poco noto e non approfondito.