Le dimissioni dell’assessore Marco Mazzoli, presentate nel corso della seduta di Consiglio comunale di ieri, sono state motivate oralmente dallo stesso in quanto gli sarebbe stata negata la possibilità di esercitare l’incarico di delegato alla trasparenza.
Tale motivazione non risulta dichiarata nell’atto presentato al sindaco ed al segretario generale, tuttavia, vista la delicatezza del tema, ovvero la trasparenza amministrativa, il sindaco interviene per alcune precisazioni.
“Prendo atto, insieme alla maggioranza, delle dimissioni dell’assessore Marco Mazzoli - afferma Della Penna -. E’ evidente che è venuto meno un rapporto di fiducia e che per questo motivo non posso che accettarle. Ringrazio Mazzoli per il suo lavoro all’interno di questa amministrazione, lavoro che tuttavia trova alcune lacune nei numeri relativi alle sue presenze in Giunta (assente a 31 riunioni su 47 svolte nell’ultimo anno), in Consiglio comunale e nelle riunioni di maggioranza. Riguardo il suo operato vorrei esprimermi con maggiore precisione ma attendo da mesi una relazione, fosse anche una richiesta di confronto su qualsiasi sua proposta, che non è mai arrivata al contrario dei suoi colleghi assessori.
Sono alquanto discutibili le affermazioni sull’impossibilità di poter accedere agli atti per esercitare la sua funzione di delegato alla trasparenza perché se così fosse, se ne sarebbe accorto solo dopo un anno è mezzo di mandato.
Come è noto a Mazzoli e a tutti coloro che minimamente si interessano di amministrazione pubblica, un assessore è legato da un rapporto di fiducia con il sindaco che l’ha delegato a svolgere le proprie funzioni, peraltro nello specifico ambito della trasparenza. Quindi, senza bisogno di richieste da autorizzare, in ogni momento può accedere direttamente agli atti magari partecipando più assiduamente e con maggiore impegno alla quotidiana vita amministrativa.
L’ex assessore, invece, dallo scorso mese di ottobre ha iniziato ripetutamente a presentare formali, e forse pretestuali, richieste di accesso agli atti amministrativi richiamando la legge 241/90 e necessariamente le risposte del segretario generale non potevano che essere altrettanto formali nei contenuti e nei modi”.