Il quadro indiziario raccolto dagli investigatori della Squadra Mobile, lascia trasparire in maniera piuttosto chiara la logica nella quale si inquadrano i due attentati esplosivi consumati nella primavera dello scorso anno, il primo dei quali ha fatto scattare le indagini che hanno portato agli arresti dell'operazione Bellavista. Comune denominatore è Nazzareno Di Giorgio, vittima indiretta essendo legato ai proprietari delle auto danneggiate con l'esplosivo, oltre ad essere lui stesso il destinatario della sparatoria, consumata tra i due attentati, che fa finire in carcere Giovanni Cambria, ossia il nuovo compagno dell'ex di Nazzareno Di Giorgio. Una giovane donna, quest'ultima, che incarna il movente attorno al quale ruota tutta questa vicenda. Una persona che riesce a stregare i suoi uomini, al punto di compiere follie per lei: il catanese arriva al punto di piazzare un ordigno all'interno di un'auto, sparare al rivale in amore e minacciare in carcere la vittima del primo atto intimidatorio.

Sfogliando la richiesta di arresto formulata dal pubblico ministero, il sostituto procuratore Daria Monsurrò, emerge indirettamente il motivo secondo il quale è il fioraio Marco Costanzo a finire per primo nel mirino delle intimidazioni. A quanto pare, infatti, Nazzareno Di Giorgio chiedeva spesso a lui di mandare messaggi telefonici all'ex compagna, con testi piuttosto spinti. È il periodo in cui Di Giorgio ha lasciato da poco il carcere, arrestato l'anno prima per maltrattamenti ai danni della ex convivente. Lei capisce in fretta che quei messaggi non sono un'idea di Costanzo, anzi quest'ultimo, in più di una circostanza, si sarebbe scusato, ammettendo intendere di non essere lui il vero mittente.

Nella stessa logica rientra anche il secondo attentato, quello dell'11 giugno 2019, quando viene danneggiata l'auto della prima moglie di Nazzareno Di Giorgio, uno dei testimoni che lui stesso porta in Tribunale nella causa per l'accusa di stalking ai danni della seconda compagna. Oltretutto la prima moglie e un'altra donna, amica dello stesso Di Giorgio, teste anche lei in quel procedimento penale, sono le destinatarie della frase sibillina pronunciata da Cambria in occasione di un'udienza di due mesi prima: «Stasera saltano tutte le teste, vi faccio saltare in aria come i fuochi d'artificio».

All'epoca del secondo attentato esplosivo però Cambria è detenuto per il tentato omicidio del rivale, consumato una settimana prima a colpi di pistola. Ma dopo l'arresto di Marco Costanzo per spaccio, si registra un episodio che gli inquirenti ritengono sintomatico: all'interno della Casa Circondariale di via Aspromonte, il pusher legato a Di Giorgio viene avvicinato proprio da Cambria, che gli avrebbe intimato di dichiarare la propria estraneità all'attentato che lo spacciatore aveva subito il 14 marzo. Un fatto che il fioraio non esita a denunciare, ottenendo un interrogatorio in Procura. È la fine di luglio del 2019, quando il quadro indiziario è già piuttosto chiaro per investigatori e inquirenti.

Indagando su una serie di attentati esplosivi e un tentato omicidio maturati per questioni passionali tra due personaggi legati alla criminalità, gli investigatori della Polizia hanno scoperto che il destinatario di questa escalation gestiva una fiorente piazza di spaccio. L'inchiesta coordinata dalla Procura di Latina, ha portato all'emissione di sei mandati di arresto, disposti dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario. All'alba di oggi le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dagli uomini del  Questure di Latina, Michele Maria Spina, con l'impiego di poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato di Cisterna e il supporto di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Lazio, unità cinofile antidroga e antiesplosivo. In carcere sono finiti Nazzareno Di Giorgio, cinquantenne vittima del tentato omicidio, indagato per spaccio in concorso con Mario Guiglia di 52 anni, Marco Costanzo, 46 anni, vittima invece dell'attentato esplosivo che aveva danneggiato la sua auto, Emiliano Valenti di 45 anni, che si riforniva di droga dal primo per spacciare nella zona di Cisterna, e Andrea Reale di 47 anni, considerato a sua volta il fornitore di Di Giorgio. In carcere è finito quindi Giovanni Cambria, siciliano di 59 anni, ovvero colui che avrebbe consumato gli attentati ai danni di Nazzareno Di Giorgio, mosso dalla gelosia: per lui, rinviato a giudizio per il tentato omicidio, la nuova accusa è di possesso di materiale esplosivo.

Le indagini dirette dalla Procura di Latina, presero spunto dall'intimidazione subita da Marco Costanzo, quando la sua Lancia Y esplose in via Liguria la sera del 14 marzo 2019, quando la vittima escludeva di avere sospetti su alcuno, non avendo alcuna controversia né pendenze economiche o personali in atto. La totale assenza di elementi o cenni a quanto avvenuto ai danni di Costanzo perdurò fino al successivo 3 giugno 2019: quella sera, Nazzareno Di Giorgio si presentava in Questura, a bordo della propria autovettura, crivellata da diversi da colpi di arma da fuoco, riferendo di essere rimasto, poco prima, vittima di un agguato da parte del compagno della propria ex convivente, Giovanni Cambria.

Quest'ultimo veniva rintracciato e tratto in arresto da personale della Squadra Mobile, gli investigatori del vicequestore, Giuseppe Pontecorvo, a seguito le testimonianze raccolte secondo le quali Cambria, a bordo di un ciclomotore, si accostava alla vettura della vittima, esplodendo al suo indirizzo almeno quattro colpi d'arma da fuoco che, sebbene sparati ad altezza uomo, danneggiavano la fiancata dell'auto, mandando in frantumi il lunotto posteriore, ma senza attingere fortunatamente il conducente, Di Giorgio. Veniva poi accertato che la vittima, durante un successivo inseguimento, speronava con la propria autovettura Giovanni Cambria, il quale, subito dopo, fuggiva con il suo ciclomotore, senza richiedere alcun soccorso.

A seguito di tale episodio e all'attività di indagine parallelamente intrapresa, anche tramite l'ausilio di servizi di intercettazione, Giovanni Cambria veniva individuato quale mandante comune dei due episodi di intimidazione: il Cambria, mosso dal risentimento ed il rancore per questioni sentimentali, avrebbe ordito la propria vendetta ai danni di Nazzareno Di Giorgio il quale, insieme a Costanzo, aveva iniziato a molestare con messaggi e telefonate l'attuale compagna di Cambria ed ex convivente Di Giorgio, con il solo fine di rovinare il rapporto della donna con Cambria.

In tale contesto, le indagini ricostruivano un collaudato sistema di spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina facendo emergere in particolare il ruolo di Nazzareno Di Giorgio, il quale provvedeva al taglio ed al confezionamento della sostanza medesima assieme a Emiliano Valenti, Mario Guiglia e Marco Costanzo, che erano invece soggetti prevalentemente dediti alla cessione al dettaglio dello stupefacente e alla custodia presso un garage nella diretta disponibilità del Guiglia. Nondimeno, Valenti provvedeva a rifornire la piazza di spaccio di Cisterna di Latina, mentre tutto il gruppo era solito rifornirsi da Andrea Reale, stabilmente inserito in tale circuito criminale.

Fondamentali, oltre alle indagini di natura tecnica, i riscontri pervenuti grazie ai sequestri di droga e alle dichiarazioni degli assuntori raccolte nel corso delle investigazioni: in particolare Marco Costanzo, a luglio scorso, veniva tratto in arresto con circa 50 grammi di cocaina, oltre vaio materiale per il taglio ed il confezionamento; gli assuntori, alcuni dei quali giovanissimi, si rifornivano senza soluzione di continuità, pagando per una singola dose fino a 100 euro.

di: La Redazione