Quella notte di marzo che ha cambiato l'Italia quando il Coronavirus è entrato nelle nostre vite, in un modo o nell'altro ha rovesciato il mondo del lavoro, ha stravolto equilibri, smantellato certezze che potevano essere granitiche ma che si sono sfaldate. Avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti, rappresentano delle categorie professionali che si sono ritrovate all'improvviso al buio, ferme. Senza un paracadute. Niente giacca e borsa da lavoro. Tutti fermi ai box sperando che ogni giorno finisse prima degli altri.
Gli effetti sono stati pazzeschi per molte categorie che per una serie di luoghi comuni erano definite privilegiate. C'era da aspettarselo che i danni avrebbero lasciato il segno, ma forse non in maniera così netta e forte, in una provincia che soffre da moltissimi anni, non ha investimenti e si sta inaridendo.

Ora che il lockdown è finito è il momento di elaborare quello che successo. Ogni ordine professionale è stato messo ad una durissima prova dagli effetti del Coronavirus. Da una parte un sovraccarico di lavoro, con uno stress senza precedenti per medici e farmacisti impiegati in prima linea senza sosta e che sono stati chiamati ad un periodo di grandissima concentrazione e impegno fisico e mentale, quasi schiacciati da una realtà ben lontana da ogni previsione, anche la più catastrofica. Dall'altra una fila di professionisti che fino al 6 marzo a tutto pensavano tranne che di restare a casa per mesi. Per queste categorie è accaduto l'esatto contrario. La parola chiave è stata una: zero. Zero lavoro, zero incassi, zero soldi. La paralisi ha bloccato tutto a partire ad esempio dal comparto edilizio e dei lavori nei cantieri, in questo settore hanno risentito moltissimo gli ingegneri, gli architetti ma anche i geometri. E poi anche il mondo della giustizia si è fermato, avvocati e commercialisti si sono ritrovati di fronte ad una macchina che ha tirato il freno a mano. L'indotto è grande anche per queste categorie che racchiudono i consulenti tecnici, ed è qui che il campo si allarga ancora di più. «Da febbraio non ho preso più soldi e sono stato costretto a più di 40 anni a chiedere i 600 euro», racconta un professionista del capoluogo che preferisce mantenere l'anonimato e che ha visto la propria vita cambiare completamente. Se il rientro alla normalità sarà lontano e non in tempi brevi, dovrà adattarsi.

E' un pensiero condiviso anche da molti altri professionisti. Oggi intanto alle 12 in piazza Bruno Buozzi a Latina, di fronte al Tribunale, sarà una tra le categorie più danneggiate ad organizzare un flash mob. Sono gli avvocati, che lanciano quello che definiscono un grido di dolore. Il tema è «Giustizia sospesa» perchè anche se siamo nella Fase 2, la ripartenza è molto lenta e le conseguenze a medio termine rischiano di essere ancora peggiori.