La resa dei conti è vicina per il centro commerciale da 249mila metri cubi che la società Ortofrutticola Pontina voleva realizzare sulla Monti Lepini nei pressi dell'ex Rossi Sud. Il 10 giugno il Tribunale amministrativo entra in camera di consiglio per dipanare un pasticciaccio che dura da 16 anni e nel quale è stato complicato persino reperire la documentazione.
L'aggiunta
Il Comune di Latina è stato commissariato e il commissario ad acta ha già detto che un gigante di cemento del genere non si può e non si deve fare. Ma nei giorni scorsi è arrivato l'intervento ad adiuvandum di Luca Baldini e Alessandra Gibbini, autori del piano denominato «Progetto di riconversione dell'impianto produttivo esistente nel parco polifunzionale dei Monti Lepini». Entrambi si sono costituiti contro il Comune di Latina e la Regione Lazio.
Il surplus
Tra i nodi da spiegare c'è il surplus di 89mila metri cubi rilevato già dal commissario nominato dalla Regione, Grazia Maria Rita Celano. In via preliminare i due architetti sostengono che sia stato loro impedito di partecipare all'esame del progetto, concluso con provvedimento del 28 maggio scorso e contenente, appunto, i rilievi circa il consumo di suolo e la impossibilità di attuare l'intervento urbanistico. Viene contestato inoltre l'atteggiamento dilatorio che il Comune avrebbe assunto in questi anni, posto che la conferenza di servizi sulla variante per quel centro commerciale risulta chiusa a maggio del 2017, mentre a dicembre 2018 la società Ortofrutticola Pontina si era dichiarata disponibile a depositare un progetto aggiornato che tenesse conto delle prescrizioni della conferenza di servizi.
Il ricorso
Di fatto, dopo questo lungo carteggio tra società e Comune, si arriva ad un ricorso dell'Ortofrutticola con cui si chiedeva al Tar la declaratoria del silenzio inadempimento, scelta che si rivelerà un piccolo boomerang, poiché i giudici per capire se il Comune effettivamente aveva perso tempo di proposito, hanno nominato un Commissario indicando alla designazione la Regione Lazio, la quale come prima cosa, a marzo del 2020 oltre a nominare la Celano manda tutto per conoscenza anche alla Corte dei Conti e all'Autorità Anticorruzione.
La relazione
Inoltre il Commissario il 21 aprile ha depositato una relazione in base alla quale viene dichiarato decaduto ex lege il permesso a costruire e viene sollevata l'illegittimità della variante per il surplus di cubature. Il 4 maggio 2020 ancora il Commissario deposita la relazione finale al Tar da cui si evincono ben 17 criticità sul progetto «ostative alla proposta di variante così come formulata»; ciò rende necessarie «importanti rettifiche d'ufficio e riduzioni di valori volumetrici al progetto depositato e integrato negli anni dalla società ricorrente, risultato in più punti non congruo ai fini di una valutazione decisiva sia sotto il profilo della correttezza tecnico-urbanistica, sia sotto il profilo giuridico». Nel dettaglio il commissario ad acta voluto dal Tribunale amministrativo fa a pezzi il progetto e molte delle cose che vi girano attorno.
Le accuse
Per esempio del comportamento del progettista scrive in atti: «...l'architetto Luca Baldini... ha trasmesso alcuni stralci documentali non solo errati ma, piuttosto, fermi nella forma e nella sostanza al vecchio progetto, espressamente quindi non aderendo alle indicazioni e agli indirizzi disposti dal commissario». Inoltre nella stessa relazione si fa notare che la proposta di variante «è completamente priva di previsioni finanziarie relative allo sviluppo del territorio, al riscontro occupazionale, ai costi della viabilità, a quelli inerenti gli espropri, agli oneri di urbanizzazione... l'assenza dei predetti elementi è palesemente antinomica rispetto alle disposizioni urbanistiche nazionali».
Nel peggiore dei modi
E c'è anche dell'altro: il 21 maggio scorso è ancora il Commissario ad acta a depositare un'ulteriore nota con la quale diffida la Ortofrutticola Pontina srl dall'eccepire le competenze di un pubblico ufficiale qual è il commissario ad acta» e «si riserva di adire le vie legali qualora si verificassero ulteriori atti di ostruzionismo tesi ad intralciare o pregiudicare il mandato». Gli architetti intervenienti del ricorso sostengono che la relazione del Commissario sia debordante dal mandato affidato dal Tribunale e affermano che il rigetto totale del progetto poteva essere deciso solo dal consiglio comunale di Latina. La verificazione di tutti gli atti di questa complicata vicenda ci sarà tra pochi giorni ma già adesso la realizzazione del nuovo centro commerciale si sta rivelando l'ennesima bomba ad orologeria sull'urbanistica. Il Parco dei Monti Lepini, come si evince dal progetto, pur modificato, dovrebbe sviluppare 249mila metri cubi che comprendono un centro commerciale con 79 negozi e un supermercato, un hotel, un casale ex Onc trasformato in punto di promozione territoriale, 13 ristoranti, una banca, un'area fitness e un cinema multisala su circa 4000 metri quadrati. La società insiste nel ritenersi vittima due volte: prima dell'inerzia del Comune poi del lavoro definito «debordante» del Commissario. Non ci sono al momento, invece, considerazione sul surplus di cubatura.