L'impianto accusatorio ha retto e non è stato scalfito. I giudici della Corte d'Assise d'Appello di Roma, presidente Giancarlo De Cataldo, hanno confermato la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Emanuele Riggione, 44 anni, originario di Terracina, accusato di aver ucciso al termine di una furibonda lite Elena Panetta, 57 anni: era una donna di Roma che lavorava come operatrice scolastica in un istituto.

I magistrati hanno confermato la condanna a 30 anni di reclusione emessa nell'ottobre del 2019 nei confronti del camionista pontino, in carcere dall'agosto del 2018 per aver massacrato a colpi di piccozza in un appartamento alla periferia della capitale, un'amica che lo aveva ospitato. Ieri nel corso dell'udienza, il procuratore generale Simonetta Matone ha chiesto la conferma della pena inflitta dal Tribunale di Roma e dal giudice Corrado Cappiello (l'imputato aveva scelto il rito abbreviato) e quindi la condanna a 30 anni per la gravità del fatto contestato e la violenza con cui l'uomo si era accanito sul corpo della donna, ritrovata sul divano nel salotto di casa senza vita e in un lago di sangue  La difesa rappresentata dagli avvocati Angelo Palmieri e Adriana Anzeloni, ha cercato di scardinare le accuse puntando su una perizia relativa alla capacità di intendere e di volere del proprio assistito al momento dei fatti perchè in preda alla sostanza stupefacente.