L'operazione Touch&Go ha suscitato non poco scalpore a Minturno e Formia, soprattutto perché dopo un intenso e certosino lavoro di indagini, riscontri, pedinamenti e intercettazioni, i Carabinieri sono riusciti a smantellare una organizzazione che dal 2015 al 2018 si era insediata nella zona del sud pontino, scalzando un altro gruppo che gestiva l'attività di spaccio. A capo della nuova gang c'erano Domenico Scotto e il fratello Raffaele, conosciuti rispettivamente come Mimmo e Lello ed esponenti prima del clan Licciardi e poi transitati nella cosca Sacco- Bocchetti. Loro erano i capi del gruppo che aveva conquistato il predominio del traffico di sostanze stupefacenti nella zona di Minturno, Scauri, Formia e in altre località confinanti. Lo si evince dalla folta documentazione raccolta dai Carabinieri della Compagnia di Formia, che hanno ricostruito i particolari dell'attività portata avanti dal gruppo, capace di compiere feroci atti di violenza, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018.

L'indagine è stata avviata nell'ottobre del 2015, quando i Carabinieri arrestarono a Scauri Fabio Altomare e Alessio Pianderoso. Provenienti da Napoli, trovati in possesso di 250 grammi di marijuana. In quella occasione Domenico Scotto fungeva da staffetta all'autovettura, sulla quale viaggiavano i due giovani. In precedenza Diego Camerota (altro arrestato) veniva controllato a bordo di una moto Yamaha, di proprietà di Stefano Forte (il 45enne minturnese, definito dagli inquirenti il luogotenente dei due campani), ma di fatto nella disponibilità di Domenico Scotto. Dalle prime risultanze investigative emergeva che gli Scotto, già all'epoca, avevano già iniziato la loro attività di traffico di sostanze stupefacenti, avvalendosi in particolare della collaborazione di Stefano Forte e di Diego Camerota, considerato altro importante collaboratore in quanto incaricato di ricoprire anche il ruolo di custode/depositario presso la propria abitazione degli approvvigionamenti di sostanza stupefacente per conto del sodalizio. Successivamente il gruppo si distinse per una serie di azioni violente, che in diversi casi non passarono inosservate.

Gesti messi in atto per l'assunzione del controllo dell'attività di spaccio nell'area più a sud della provincia di Latina da parte dei due Scotto, che non si fecero scrupoli di compiere azioni di forza nei confronti di gruppi o persone rivali. La droga che veniva venduta sulle piazze del sud pontino proveniva dalla Campania, ma anche dall'estero e in particolare dalla Spagna; al dettaglio il commercio era curato da appartenenti al sodalizio o anche attraverso persone non inserite nel gruppo, guidato dai fratelli Scotto, i quali vivevano prevalentemente a Napoli, frequentando il litorale del sud pontino secondo le necessità. In caso di permanenza o di incontri la sede prescelta era un'abitazione di via Miglio a Scauri, che era una base operativa dove i leader si incontravano con Stefano Forte, Amedeo Prete ed altri associati di spicco. Per gli inquirenti la figura di Stefano Forte è importante all'interno del gruppo, in quanto organizzava gli incontri e risulterebbe sempre presente sin dall'inizio dell'attività del gruppo sino al 2018.