Il carico di venti chili di cocaina sequestrato nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza, aveva attraversato l'Europa nascosto grazie a un complesso sistema elettrico che consentiva di scoperchiare il doppio fondo nella parte superiore del rimorchio del camion, ma solo attraverso una procedura ben precisa. Un particolare che rivela la portata dei traffici nei quali sono coinvolti i soggetti arrestati e la loro organizzazione. Un contesto nel quale continua a indagare il Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata di Roma.
I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria monitoravano il viaggio già da un po' quando sono usciti allo scoperto. Ovviamente prima del blitz hanno aspettato che il camion arrivasse a destinazione e la droga venisse scaricata per definire in maniera completa i ruoli di ciascuno degli indagati. È emerso così che il possesso del camion è riconducibile a Luca Colaninno, pugliese di Fasano di 28 anni, titolare di una ditta di trasporti con sede in Bulgaria: sarebbe stato lui a guidare il mezzo pesante fino al capoluogo pontino, per l'esattezza nella zona tra Latina e Sezze.

Il ruolo di organizzatore, gli inquirenti, lo attribuiscono a Giuseppe Purita di 48 anni. Come emerso nel corso degli interrogatori, era stato lui a chiedere a Riccardo Sarallo, 37 anni, di potere utilizzare il piazzale della sua azienda nella piana di Sezze per scaricare un carico, anche se il secondo sostiene di non essere stato messo al corrente della presenza di droga. Fatto sta che le operazione di scarico si stavano svolgendo intorno alle 6:30, il momento ideale per non dare nell'occhio.

Come documentato dagli investigatori, i venti panetti di cocaina da un chilo ciascuno, erano nascosti in una intercapedine sul tetto del rimorchio, tra le lastre di polistirolo che coibentano la cella frigorifera. Per aprire quel vano, doveva essere prima azionato un dispositivo nella parte anteriore del rimorchio, poi doveva essere avviata l'apertura del montacarichi posteriore, quindi azionato un altro meccanismo prima di utilizzare un telecomando per sollevare il tetto e poter raggiungere l'intercapedine.

A manovrare il tutto era stato Luca Colaninno, aiutato a scaricare i panetti dal compagno di viaggio, da Purita e Campisi. Anche quest'ultimo si è detto all'oscuro della presenza della cocaina, ma aveva fatto prima da vedetta, poi aveva aiutato Purita - che lo avrebbe assoldato per farsi aiutare nell'avvio di un'azienda logistica - a caricare i panetti in auto. Tutti e cinque sono stati lasciati in carcere dal giudice, l'unico scarcerato il fratello di Sarallo, Alessio, che era presente nel piazzale all'arrivo della Guardia di Finanza, ma non avrebbe partecipato attivamente allo scarico e, pure lui, si è detto estraneo ai traffici.

Reticenza a parte, gli investigatori del Gico si sono ritrovati alle prese con un sistema collaudato per il trasporto della droga attraversi canali, alternativi rispetto a quelli più noti. Da un lato emerge un gruppo emergente nel territorio pontino, capace di inserirsi in maniera predominante nel mercato degli stupefacenti. Dall'altro lato si intravede un'organizzazione internazionale capace di assicurare forniture e logistica nel mercato della coca.

Il carico di venti chili di cocaina sequestrato nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza, aveva attraversato l'Europa nascosto grazie a un complesso sistema elettrico che consentiva di scoperchiare il doppio fondo nella parte superiore del rimorchio del camion, ma solo attraverso una procedura ben precisa. Un particolare che rivela la portata dei traffici nei quali sono coinvolti i soggetti arrestati e la loro organizzazione. Un contesto nel quale continua a indagare il Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata di Roma.


I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria monitoravano il viaggio già da un po' quando sono usciti allo scoperto. Ovviamente prima del blitz hanno aspettato che il camion arrivasse a destinazione e la droga venisse scaricata per definire in maniera completa i ruoli di ciascuno degli indagati. È emerso così che il possesso del camion è riconducibile a Luca Colaninno, pugliese di Fasano di 28 anni, titolare di una ditta di trasporti con sede in Bulgaria: sarebbe stato lui a guidare il mezzo pesante fino al capoluogo pontino, per l'esattezza nella zona tra Latina e Sezze.


Il ruolo di organizzatore, gli inquirenti, lo attribuiscono a Giuseppe Purita di 48 anni. Come emerso nel corso degli interrogatori, era stato lui a chiedere a Riccardo Sarallo, 37 anni, di potere utilizzare il piazzale della sua azienda nella piana di Sezze per scaricare un carico, anche se il secondo sostiene di non essere stato messo al corrente della presenza di droga. Fatto sta che le operazione di scarico si stavano svolgendo intorno alle 6:30, il momento ideale per non dare nell'occhio.


Come documentato dagli investigatori, i venti panetti di cocaina da un chilo ciascuno, erano nascosti in una intercapedine sul tetto del rimorchio, tra le lastre di polistirolo che coibentano la cella frigorifera. Per aprire quel vano, doveva essere prima azionato un dispositivo nella parte anteriore del rimorchio, poi doveva essere avviata l'apertura del montacarichi posteriore, quindi azionato un altro meccanismo prima di utilizzare un telecomando per sollevare il tetto e poter raggiungere l'intercapedine.

di: Andrea Ranaldi