Doveva riferire degli ultimi istanti in cui aveva visto Desirée viva, poco prima che venisse condotta nel container in cui, tra violenze sessuali, sevizie e droga, la ragazzina di Cisterna è stata uccisa. Ma la ragazza di origini nigeriane che doveva presentarsi nell'aula bunker di Rebibbia dove ci celebra il processo a porte chiuse per l'omicidio di via dei Lucani a Roma, non si è presentata. E' in fin di vita a causa di una overdose. Come riporta il Corriere della Sera, è stato quindi ascoltato un altro teste che nelle udienze precedenti non si era presentato. Il Tribunale ne aveva quindi disposto l'accompagnamento coatto. E così in aula si è presentato, ma claudicante. Ha riferito di essere stato aggredito da sconosciuti davanti all'abitazione della madre. Non ha però saputo dire altro, né il motivo per cui sarebbe avvenuta l'aggressione né ha potuto fornire alcun elemento sui suoi aggressori. Poi ha riferito di non avere alcuna informazione sui fatti oggetto del procedimento.


Non è il primo dei testimoni inseriti nella lista dell'accusa ad aver subito un qualche tipo di pestaggio. Rintracciarli per gli inquirenti è già difficile, che poi decidano di presentarsi e parlare, diviene ancora più arduo. Al momento però, non c'è alcun elemento per poter collegare queste aggressioni al processo. Processo che tra l'altro ha perso anche un altro teste per sopravvenuta morte, il giovane era detenuto in carcere e, sebbene non avesse avuto alcun ruolo - per gli inquirenti - avrebbe riferito che la 16enne gli aveva chiesto di restare con lei poche ore prima del suo decesso, ma lui se ne era andato lasciandola nel tugurio di via dei Lucani dove, nella notte del 18 ottobre del 2018 subirà atroci violenze che la condurranno alla morte. Per questo delitto sono rinviati a giudizio quattro immigrati africani Mamadou Gara, Yusif Salia, Brian Minteh e Chima Alinno che sono accusati di omicidio volontario, violenza sessuale e cessione di stupefacenti ad una minore.
Durante la prossima udienza del 17 luglio, parlerà proprio uno dei testimoni aggrediti e una amica della vittima.