Il giudice Giuseppe Cario è sotto protezione. Da venerdì scorso il coordinatore della sezione Gip del Tribunale di Latina è costretto a spostarsi con una pattuglia che ha la consegna di seguire il magistrato, procedendo ogni volta alla "bonifica" di ciascun luogo dal quale inizia lo spostamento.

La procedura prevede che il giudice debba comunicare alla Questura, attraverso un numero di telefono dedicato, tutte le volte che ha intenzione di spostarsi da casa o dall'ufficio, attendere che arrivi una pattuglia, pazientare finché gli agenti non abbiano accertato che il luogo di partenza dello spostamento sia sicuro, e poi finalmente può salire sulla propria auto e muoversi con al seguito un'auto di servizio. La vita quotidiana del magistrato, abituato a muoversi liberamente in città a qualsiasi ora e in qualsiasi ambiente, ha subito un indubbio sconvolgimento e le nuove abitudini costituiscono un motivo di tensione continua, non soltanto per il magistrato, ma anche e soprattutto per le persone che gli vivono accanto.

La misura di protezione è stata adottata nel corso dell'ultima riunione del Comitato provinciale per l'Ordine e la Sicurezza presieduto dal Prefetto; a proporla è stato il Procuratore della Repubblica Giuseppe De Falco, presumibilmente allertato da uno dei suoi sostituti o da qualche ufficio di via Ezio che ha raccolto il «segnale» di un pericolo reale corso dal magistrato che presta servizio nel palazzo di giustizia di Piazza Buozzi.

La circostanza che ha visto il Procuratore De Falco promuovere l'adozione della misura di protezione in favore di Giuseppe Cario lascia intendere che la minaccia nei confronti del Gip sia stata raccolta nel corso di qualche indagine, non necessariamente condotta dalla Procura di Latina, piuttosto che arrivata in maniera diretta attraverso un messaggio o una corrispondenza recapitati sul luogo di lavoro, perché altrimenti a farsi carico della proposta di scortare il magistrato sarebbe stato il suo diretto superiore, e cioè il Presidente del Tribunale Caterina Chiaravalloti.