Si prospetta come un vero e proprio rebus l'indagine avviata dai Carabinieri della Compagnia di Latina per fare luce sull'incendio che ieri notte ha distrutto il furgone di un ristoratore ambulante, un "food truck" che da qualche settimana operava dalla piazzola dell'ex primo chiosco, sul lungomare di Latina nei pressi di Capoportiere. Se il contesto porta gli investigatori a ritenerlo un episodio potenzialmente doloso, uno sgarro per intenderci, a loro volta i Vigili del fuoco lo hanno bollato come un rogo di natura accidentale, senza mezzi termini. E pensare che, come testimoniano i commenti sui social, la stessa vittima ritiene si sia trattato di un incendio appiccato dalla mano di un attentore, seppure ignoto.

L'allarme è scattato dopo le 23, quando il litorale era ancora piuttosto frequentato, specie la zona di Capoportiere, dove i locali più in voga erano ancora pieni di ragazzi e famiglie. È pure vero che il lungomare verso Rio Martino è completamente buio, già poche decine di metri dopo gli ultimi lampioni. Fatto sta che nessuno ha visto niente fin quando le fiamme hanno iniziato ad attirare l'attenzione dei passanti: all'arrivo dei soccorritori del 115, la parte posteriore del vecchio furgoncino era completamente avvolta dalle fiamme.

Una volta spento l'incendio, i Vigili del fuoco hanno analizzato la scena, ma senza trovare tracce eloquenti del dolo. Dopo tutto la parte del veicolo da dove si era propagato il rogo, era stata completamente distrutta nella parte esterna e qualsiasi traccia di un gesto intenzionale sarebbero comunque andate perdute. È anche vero che nella parte posteriore erano installate attrezzature da cucina, ma sarebbe comunque da verificare se alcuni strumenti erano in grado di provocare un cortocircuito o una fiamma a causa di un malfunzionamento.

I sospetti dei Carabinieri sulla possibilità che si sia trattato di un attentato incendiario, ruotano attorno al proprietario del furgone, il 45enne Daniel Vinci, già vittima di una ritorsione consumata, proprio con l'utilizzo del fuoco, alcuni anni fa, quando gestiva un bar del centro di Latina. Quella volta si era trattato di un rogo doloso e l'autore, Federico Esposito, genero di "Cha Cha" Di Silvio, era stato individuato grazie alla testimonianza di un passante: aveva danneggiato il gazebo all'esterno del bar per dispetto, dopo avere cercato invano di farsi dare dei soldi dalla vittima.