Si è chiusa con un'assoluzione che era nell'aria la triste vicenda di Gianluca Cingolani, il ragazzo accusato di maltrattamenti in famiglia e in particolare di aver più volte picchiato la nonna dalla quale voleva denaro. La sentenza è stata pronunciata ieri dal giudice dell'udienza preliminare, Mario La Rosa, in seguito alla perizia redatta dal consulente Peppino Nicolucci, incaricato dallo stesso giudice per stabilire se l'imputato fosse realmente capace di intendere e dunque di stare in giudizio nonché per accertare la pericolosità sociale dello stesso Nicolucci.

Un percorso proposto anche dal difensore di Cingolani, l'avvocato Michele Saveriano. C'era infatti già stata una prima perizia che stabiliva la pericolosità sociale dell'imputato. «Si rende necessario - aveva scritto il perito nominato dal giudice del Tribunale Mario La Rosa, in occasione della prima perizia - il ricovero in una struttura psichiatrica».
Secondo la diagnosi, il ragazzo soffre di una assoluta incapacità di intendere e di volere presente al momento del fatto contestato.

Quando aveva aggredito la nonna era in uno stato completamente delirante.
Il 27enne, accusato anche di lesioni gravi, era stato arrestato nel febbraio del 2019 al termine di una vera e propria escalation di violenze avvenute tra le mura domestiche.
La nonna - secondo l'accusa - da circa due anni subiva i maltrattamenti del nipote il cui stato psicofisico era alterato a quanto pare dal consumo di alcol e droghe.

Erano stati gli agenti della Volante a condurre le indagini e ad intervenire, in un secondo momento il pm Simona Gentile aveva chiesto una misura cautelare firmata poi dal giudice Giorgia Castriota.
Il perito del Tribunale ha confermato la incapacità processuale di Cingolani, mentre il pubblico ministero, rappresentato in aula dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano aveva chiesto la condanna a due anni e otto mesi di reclusione da scontare eventualmente in una struttura adeguata.

Le condizioni del ragazzo richiedono cure e un percorso di recupero, questo in sostanza il contenuto della perizia che ha ripercorso i fatti, soprattutto gli ultimi episodi che portarono all'arresto e ricondotto le azioni di Cingolani ad una condizione psicofisica tale da non poter rispondere del proprio agire.
L'accanimento contro la familiare era ripetuto soprattutto per l'esigenza di trovare denaro e dall'effetto dell'assunzione di stupefacenti su un soggetto che già aveva alterazioni psichiche.