Un tunnel stretto, lungo cinque mesi. Ci sono state salite ripide e discese improvvise. Molti giorni all'inizio erano difficili e angoscianti e iniziavano sempre nello stesso modo: il bollettino era stazionario. Nessun miglioramento, nessun peggioramento, bisogna aspettare e vedere quello che succede dicevano i medici. Prima è stato intubato e in coma, poi ecco qualche lieve cenno di ripresa, in mezzo un'altra brutta febbre e infine il peggio che è passato e inizia una lenta ripresa a passi piccoli verso la normalità con un grande successo: il ritorno a casa, a Borgo Podgora. Un cuore rosso, la scritta tutta in maiuscolo: Bentornato, uno sguardo alle pareti per vedere se sia cambiato qualcosa nel frattempo. Sì, è come prima, le lacrime e l'abbraccio di tutti, della moglie e dei figli del paziente 1 che si chiama Valentino Vidali e a settembre festeggerà 56 anni. «Sì, farò una festa».
C'è voluta pazienza e una inesauribile forza d'animo per superare tutto questo. Dai primi di marzo a luglio inoltrato. Dalla fine dell'inverno al cuore dell'estate. L'ultimo ricordo è quando a casa arriva l'ambulanza del 118: alla porta ci sono gli infermieri che indossano le protezioni, lo prendono, lo caricano e lo portano al Santa Maria Goretti di Latina, poi proprio perchè le sue condizioni sono gravi viene deciso il trasferimento allo Spallanzani di Roma: è un lunedì sera, è un buio che durerà per mesi. Valentino esce di casa e diventa un numero di una emergenza che nel giro di poche settimane cambierà non soltanto la sua vita, ma prima l'Italia e poi il mondo. E' stato il primo della provincia ad entrare in ospedale, l'ultimo ad uscire, uno dei migliaia di contagiati, dei positivi al Covid 19. C'è chi è morto e chi si è salvato come lui e che ora racconta come è andata. «Sì, mi sento un miracolato», è la prima cosa che dice quando saluta medici e infermieri che sono stati i suoi compagni di questo terribile viaggio. «Sono stati bravissimi tutti», ripete.
L'Italia in quei giorni di fine febbraio sta conoscendo il virus, il lockdown è ancora un'ipotesi, in giro si può circolare ma per poco. Nessuno immagina quello che sta per accadere. Il paziente 1 accusa una febbre aggressiva, la situazione è delicata e nel giro di poche ore precipita. «Il virus è stato velocissimo», racconterà qualche giorno dopo la moglie. Quella foto scattata all'esterno del Goretti quando viene trasferito a Roma è una immagine emblematica a cui adesso si sovrappone quella della ripresa e dell'uscita da un ospedale. Dopo quasi 150 giorni di cui quasi la metà in Rianimazione, il paziente 1 è tornato a casa ed è stata una festa per tutti. Ha lasciato l'Icot di Latina, l'ultima struttura che lo ha ospitato dai primi di giugno. E' dimagrito 25 chili, ha perso tono muscolare, dovrà proseguire con le terapie ma essere circondato dagli affetti permette di vivere questa fase della riabilitazione con nuova serenità e un forte spirito. E pensare che non aveva alcuna patologia pregressa, era una persona che prima del Covid godeva di ottima salute, un uomo come tanti: un lavoro, una moglie, due figli, il pranzo della domenica a casa oppure un'uscita, i rapporti sociali con il mondo che all'improvviso si è capovolto.
«Sono contento e mi sono commosso quando ho rifatto le scale di casa con le mie gambe, anche se ero affaticato. Mia moglie mi ha fatto trovare a pranzo il mio piatto preferito: gli spaghetti con il tonno – racconta lui con un filo di voce – è stato bellissimo stare con la mia famiglia, a tavola tutti insieme, non succedeva da cinque mesi». Valentino quando ha riaperto gli occhi ha chiesto che giorno fosse, non aveva la cognizione del tempo. «Pensavo fosse settembre oppure ottobre e invece era aprile e non ci credevo - spiega – non ricordo quasi niente di quel periodo, se non i sogni che facevo. Ecco sognavo molto spesso la mia famiglia. Adesso che sto abbastanza bene posso dire che sì, sono un miracolato ed evidentemente non era giunto il mio momento», ribadisce. Il ritorno a casa ha coinciso con un regalo speciale per la mamma che festeggiava il compleanno. «L'ho vista insieme ai miei fratelli, non sapevano che sarei tornato a casa, sono stati tutti contentissimi, è stata una sorpresa». La vita sta riprendendo a piccoli passi, uno alla volta con accanto la moglie e i figli. «La prima cosa che mi piacerebbe fare è quella di ritornare al lavoro e di uscire tranquillamente insieme alla mia famiglia». Infine un messaggio: «Ringrazio i medici sia di Roma che di Latina, dal Goretti all'Icot, hanno fatto di tutto per salvarmi, ringrazio la mia famiglia che mi è stata vicino: ho preso il virus e neanche ho capito in quale modo, non so come sia avvenuto il contagio, fortunatamente mi sono salvato ma bisogna stare molto attenti. Posso dire di aver visto l'inferno». Ieri per la prima volta Valentino è tornato a dormire nel letto di casa e a vivere una bellissima quotidianità. «No, stanotte non ho fatto sogni», dice. In effetti quello che aveva di rivedere la famiglia non è più un sogno: lo ha realizzato
La testimonianza
Covid, il paziente 1 dopo cinque mesi è tornato a casa: mi sento un miracolato
Latina - Il racconto di Valentino: l'ultimo ricordo l'ambulanza che mi viene a prendere. La notte sognavo la mia famiglia