Continuano incessanti le operazioni di smassamento dei cumuli di rifiuti che hanno preso fuoco all'interno di uno dei capannoni dell'azienda Loas di Campoverde. I Vigili Del Fuoco stanno lavorando da domenica con l'ausilio di escavatori e mezzi per la movimentazione dei grossi cumuli di rifiuti. Questa mattina inoltre sono state impiegate le sostanze schiumogene che hanno un effetto domante delle fiamme, sostanza molto più efficace rispetto alla semplice acqua. Acqua il cui approvvigionamento è garantito da alcune autobotti sia del comando provinciale del 115 si dai volontari della Protezione civile di Aprilia e soprattutto di Velletri. 

Il problema è che smuovendo i cumuli di rifiuti, si riaccendono nuovi focolai che fanno innalzare tuttora una nube bianca visibile da chilometri di distanza. Si tratta, numeri alla mano, di un danno ambientale di enormi dimensioni, molto più imponente di quello che aveva fatto registrare la Eco X, lo scorso anno, andata a fuoco sempre nella zona di Pomezia. La concentrazione di benzo(a) pirene è pari a 216 ng/m3, quando il limite previsto ex D.lgs. 155/2010 è di 1 ng/m3. Molto preoccupanti i valori degli inquinanti Policlorobifenili (PCB) sono pari a 2361 (pg/m3): per rendersi conto dell'impatto, basti pensare che questa quantità d'inquinanti è sei volte superiore a quella rilasciata dall'incendio della ECO X di Pomezia nel maggio 2017, e ben oltre il doppio di quello dell'incendio del TMB di Ama salaria nel dicembre 2018.