«Era una decisione prevedibile. Noi chiedevamo la riapertura immediata delle discoteche, ma il giudice ha ritenuto prioritaria la tutela della salute pubblica per mantenere sotto controllo l'emergenza sanitaria. Lo ribadisco: noi non ci sentiamo responsabili del contagio».

Sono le parole che Maurizio Pasca, presidente del Silb-Fipe (il Sindacato dei gestori delle discoteche, ndr) ha rilasciato all'AdnKronos nel commentare il "no" del Tar del Lazio alla sospensiva dell'ordinanza ministeriale con cui sono state chiuse discoteche e sale da ballo, oltre a imporre l'uso della mascherina nei pressi dei locali pubblici e nelle zone più affollate delle città dalle 18 alle 6 del mattino successivo.

«Ora ci sarà un proliferare di abusivismo nel settore. C'è stato un rave party di 1500 persone vicino a Cremona che nessuno ha controllato, nel Salento si stanno organizzando feste private. I 2-3 milioni di giovani che si vogliono divertire - spiega Pasca - andranno in luoghi improvvisati, insicuri e abusivi. Non sarebbe stato più giusto tenerli in luoghi controllati? Noi certo non potevamo mantenere il distanziamento sociale, ma provvedevamo alla sanificazione dei locali, prendevamo la temperatura all'ingresso, l'entrata era su prenotazione e prendevamo i nominativi per il possibile tracciamento».

Non è tutto: «Nel ricorso - conclude Pasca nella dichiarazione all'AdnKronos - abbiamo anche chiesto i danni derivanti dalla chiusura delle discoteche estive e su questo si pronuncerà la camera collegiale del Tribunale fissata per il 9 settembre. Nel frattempo va avanti il tavolo con il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli per discutere dei sostegni economici. Sul tavolo metteremo anche il tema del 70-80% delle discoteche, chiuse da febbraio, che stanno fallendo».

Nulla di fatto: le discoteche e le sale da ballo, almeno per ora resteranno chiuse. Il Tar del Lazio, infatti, non ha accolto la richiesta di sospensiva dell'ordinanza ministeriale che ha sancito lo stop alla "movida da ballo" e obbligato all'uso delle mascherine dalle 18 alle 6 del mattino successivo nei pressi dei locali pubblici e nelle vie, piazze o slarghi dove le distanze sono minimali.

A chiedere l'annullamento dell'ordinanza - previa sospensiva dell'efficacia del provvedimento - era stato il sindacato delle associazioni da ballo, che rappresenta i gestori delle discoteche. La decisione del Tar è stata depositata questa mattina alle 9, a distanza di poche ore dalla presentazione del ricorso; ora la discussione si sposta in fase collegiale ed è stata fissata al 9 settembre, due giorni dopo la data di "scadenza" dell'ordinanza ministeriale, che potrebbe comunque essere prorogata.

I giudici del Tar, comunque, hanno già evidenziato che, nel bilanciamento degli interessi in gioco, la posizione dell'associazione dei gestori delle sale da ballo "risulta recessiva rispetto all'interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto".

In più, i giudici hanno evidenziato anche che "la natura dei danni ne consente in linea di principio la successiva reintegrazione anche per equivalente, nel caso che il giudizio abbia esito favorevole alla parte ricorrente". Dunque, non è escluso che, successivamente, i gestori possano essere risarciti per i danni eventualmente subiti.

E ancora: i giudici hanno concluso sottolineando come sia emersa la "comune volontà della Conferenza dei presidenti delle Regioni e del ministero dello Sviluppo economico di aprire con immediatezza un tavolo di confronto con le associazioni di categoria, al fine di individuare gli interventi economici di sostegno nazionali al settore".

di: Francesco Marzoli