In tutta Italia sono 47mila, a Latina e provincia sono 42 e cioè pari al 3,1% dell'intera regione Lazio. Sono i numeri delle denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 che sono pervenute all'Inail nel periodo che va da gennaio al 31 maggio. E' un atto dovuto, ma indicativo su come sia la situazione nel territorio pontino. In provincia di Latina la fascia d'età più colpita è quella tra i 35 e i 49 anni e tra i 50 e i 64 anni. In tutto il Lazio sono stati nove i casi mortali, di cui la maggior parte concentrati su Roma, uno a Frosinone e nessuno a Latina.

Come emerge dalla scheda statistica dell'Inail, nella maggior parte dei casi per quanto riguarda le professioni, in testa ci sono «i tecnici della salute» con una alta percentuale (86,6%) che riguarda gli infermieri, tra le professioni qualificati operatori socio sanitari e tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione ci sono (82,2%), ausiliari sanitari portantini e ospedalieri e infine tra le professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati l'88,5% sono operatori socio assistenziali. Sul fronte invece dell'attività economica, moltissime denunce sono arrivate in questo caso dall'industria e dai servizi (94,6%), pochissime invece dall'agricoltura (0,1%) mentre nove volte su dieci, le codificate per settore di attività economica riguardano gli ospedali, le case di cura e di riposo del settore «Sanità e assistenza sociale» (70,3% delle denunce) e gli organi preposti alla sanità.

In tutta Italia le denunce di infortunio sul lavoro da nuovo Coronavirus pervenute all'Inail al 31 maggio sono 47.022 (un numero che dunque sicuramente è cresciuto in queste ultime settimane), i mesi più critici si sono rivelati quelli di marzo e aprile come emerge dal report nazionale elaborato dalla Consulenza dell'Inail. Anche in questo caso la geografia delle denunce rispecchia la diffusione del Covid in Italia. E infatti in testa come area più colpita c'è la Lombardia con oltre la metà delle denunce (55,8%) di cui ben 16700 infezioni riguardano la provincia di Milano. Dopo la Lombardia le altre denunce riguardano il Piemonte e infine l'Emilia Romagna.

C'è da ricordare un aspetto importante: in riferimento al dibattito in corso sui profili di responsabilità civile e penale del datore di lavoro per le infezioni dei dipendenti per motivi professionali, è utile precisare che dal riconoscimento come infortunio sul lavoro non sussiste automaticamente l'accertamento della responsabilità civile o penale nei confronti del datore di lavoro.

«C'è da sottolineare che sono molti i presupposti per l'erogazione di un indennizzo per la tutela agli infortuni e quelli per riconoscere la responsabilità civile e penale del datore di lavoro - è riportato dal Consiglio dell'Ordine dei Medici - che non abbia rispettato le norme a tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Queste responsabilità devono essere rigorosamente accertate, attraverso la prova del dolo o della colpa del datore di lavoro, con criteri totalmente diversi da quelli previsti per il riconoscimento del diritto alle prestazioni assicurative». Sono in corso le verifiche in Procura.