Non sarà archiviato il caso del neonato di Minturno morto nel dicembre del 2015, la cui madre denunciò la presunta responsabilità dei sanitari dell'ospedale Dono Svizzero di Formia. Il Gip del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, ha rigettato la richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero, disponendo la restituzione degli atti allo stesso P.M., per un supplemento di indagini. La richiesta di non archiviare il caso era stata presentata dall'avvocato Tommaso Larocca, che assiste una quarantacinquenne di Marina di Minturno, madre del neonato morto.

Il legale nella sua opposizione, accompagnata da una perizia medica sottoscritta dal dottor Filippo Marino, definì «inadeguata, illogica e contradditoria la perizia, ribadendo c'era stata una omessa lettura del tracciato cardiotografico, che presentava evidenti segnali di sofferenza fetale, del mancato utilizzo dell'ecografia, pur in presenza di forti e perduranti dolori al basso ventre, nella somministrazione continua di ossiticina, un farmaco utilizzato per incrementare le contrazioni uterine e quindi nell'omesso parto cesareo tempestivo». E le "contestazioni" del legale hanno spinto il Gip cassinate a disporre ulteriori indagini, suggerendo al Pm di conferire un supplemento di incarico ai suoi consulenti, affinchè espongano le loro osservazioni rispetto alle questioni esposte nelle precedenti relazioni. L'avvocato Larocca pur apprezzando il rigetto della richiesta di archiviazione da parte del P.M., non ha nascosto le proprie perplessità sul suggerimento dato dal Gip al Pm, in quanto finalizzato a conferire un incarico suppletivo agli stessi consulenti.

«Come è possibile- si chiede l'avvocato Larocca- che gli stessi consulenti possano ora modificare le erronee e contraddittorie interpretazioni e valutazioni precedentemente sostenute? Non sarebbe stata più logica la sollecitazione a nominare nuovi consulenti? Cui prodest?». Dunque per la difesa sarebbero stati commessi errori interpretativi. Come si ricorderà le condizioni del neonato apparvero subito gravi, tanto che fu trasferito presso l'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, dove però cessò di vivere poco dopo.