Il procuratore generale ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, ritenendo valido e solido il castello accusatorio che aveva portato il giudice del Tribunale di Perugia, Piercarlo Frabotta ad emettere le sentenze di condanna nei confronti dell'architetto Fausto Filigenzi condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione, al finanziere Roberto Menduti a 1 anno e due mesi, all'avvocato Luigi Fioretti a 2 anni. Sia Filigenzi che Menduti erano stati assolti dall'accusa di peculato. Ieri in aula davanti ai giudici della Corte d'Appello di Perugia, il procuratore generale ha concluso per la posizione dei tre imputati e ha ripercorso quello che accadeva nell'ufficio giudiziario di piazza Buozzi, ricordando le modalità con cui si assegnavano gli incarichi in Tribunale e ha ricostruito il ruolo dell'ex giudice Antonio Lollo al centro di tutte le operazioni.

Poi la parola è passata ad alcuni legali del collegio difensivo, composto dagli avvocati Silvia Siciliano, Angelo Farau, Gaetano Marino, Nicola Madia, Silvio Fusco, Francesco Blasi. In aula si torna il prossimo 4 novembre quando parleranno altri difensori degli imputati che in primo grado avevano scelto la strada del rito abbreviato e poi i giudici della Corte d'Appello entreranno in camera di consiglio e a seguire sarà emessa la sentenza. Ieri a Perugia in aula l'architetto Filigenzi ha anche rilasciato spontanee dichiarazioni, sostenendo che quelle che ha preso erano delle liquidazioni per le consulenze e non erano delle tangenti e ha chiarito la sua posizione. Una parte del collegio difensivo ha cercato di scardinare le accuse nel corso delle arringhe, chiedendo per i propri assistiti l'assoluzione ribadendo che gli elementi investigativi raccolti sono incoerenti.