Era stata una trappola per amore, lunga quanto il viaggio da un piccolo centro nel cuore della Germania, a due passi da Stoccarda, fino alle porte di Latina: ad Al Karama. E' il teorema accusatorio che gli avvocati Angelo Palmieri, Simona Dominici e Marco Reale, cercheranno di sconfessare il prossimo 17 novembre a Roma, davanti ai giudici della quinta sezione della Corte di Cassazione. Da una parte un meccanico tedesco, folgorato da un avvenente ragazza che viveva ad Al Karama, imputata insieme ad un altro ragazzo con accuse pesanti.
Al centro una storia di un sequestro di persona e di una liberazione scattata nella notte tra il 24 e il 25 aprile, in un container nella struttura di Borgo Montello con l'intervento della Squadra Mobile di Latina in collaborazione con l'Interpool e le autorità tedesche. Sembrava un film dove non mancava niente, compresi colpi di scena e titoli di coda. E invece era tutto vero.
Mirela Iordache e Baldovin Tomescu, erano stati condannati dai giudici della Corte d'Appello per sequestro di persona (per il furto era arrivata l'assoluzione) e hanno presentato ricorso davanti ai giudici della Corte di Cassazione.
Le difese punteranno su un aspetto che potrebbe spaccare il processo (usando un termine calcistico), il meccanico tedesco non è stato sequestrato ma è partito in auto dalla Germania per stare insieme alla Iordache di cui si era innamorato e la prova del rapporto è rappresentata - secondo la difesa - dai messaggi che il cittadino tedesco ha inviato in un secondo momento dopo gli arresti alla Iordache dove si preoccupava di quello che era accaduto: il testo di quella comunicazione sembra inequivocabile: «Mi dispiace averti messo in questo guaio».
Nel corso del processo a Latina in Corte d'Assise, la vittima aveva raccontato di aver conosciuto la ragazza in Germania e che erano stati insieme e che in un secondo momento aveva deciso di mettersi in viaggio e arrivare in Italia per stare con lei. Poi quando era giunto a Latina era stato sequestrato e portato contro la sua volontà in un container da dove - grazie al suo cellulare - era riuscito a mandare un messaggio alla sorella che a quel punto aveva allertato la polizia tedesca che aveva contattato la Questura di Latina e l'uomo era stato individuato grazie alla localizzazione del suo cellulare. Nel lungo ricorso presentato dalla difesa sono diversi gli aspetti da chiarire: a partire da una serie di elementi che hanno un peso rilevante. Come è stato possibile che l'uomo abbia usato il cellulare e abbia inviato diversi messaggi? E poi il container non era chiuso a chiave? In secondo grado le pene erano state ridotte: tre anni e dieci mesi per la Iordache e tre anni e due mesi per il complice, rispetto ai quattro anni e due mesi e i tre anni e mezzo di reclusione emessi dalla Corte d'Assise di Latina, quando era stato contestato il sequestro a scopo di estorsione, un reato che prevede una condanna fino a 30 anni ma che alla fine era stato derubricato. Tra meno di un mese l'ultimo atto di questa vicenda