Dopo essersi consegnato, si è anche assunto le proprie responsabilità Alessandro Cante, il ventenne campano destinatario dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere dell'operazione San Gennaro, ovvero uno dei tre giovani coinvolti nella rapina di maggio degenerata nel ferimento del gioielliere di Pontinia. In occasione dell'interrogatorio di garanzia celebrato ieri nel carcere di Poggioreale a Napoli, assistito dal legale di fiducia, l'avvocato Luigi Poziello, il ragazzo residente a Giugliano si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha reso spontanee dichiarazioni ammettendo i fatti che gli vengono contestati.
Una mossa inattesa quella compiuta dal ventenne che all'alba di venerdì, quando era scattata l'operazione al culmine delle indagini avviate dalla Squadra Mobile di Latina, non si era fatto trovare e aveva aspettato solo la mattina di martedì per costituirsi in carcere. Oltretutto, tra tutti e sette i giovani indiziati di fare parte, a vario titolo, della batteria con una solida base a Latina, Alessandro Cante sarebbe proprio uno di quelli più compromessi dalla ricostruzione degli investigatori, sospettato di avere partecipato attivamente al ferimento del gioielliere.

L'indagine era scattata nel maggio scorso, quando i tre avevano messo a segno il colpo nella città di Pontinia, arrivando al punto di punire con la violenza il commerciante che aveva cercato di ribellarsi, pur di assicurarsi il bottino, circa 30.000 euro di gioielli. Stando alle indagini condotte dagli uomini del vice questore Giuseppe Pontecorvo, i banditi entrati in azione erano arrivati in trasferta da Napoli appositamente per il colpo, ma avevano potuto contare sull'appoggio di basisti, due dei quali trapiantati a Latina, dove lavorano in una pizzeria del centro.

Alcuni dei basisti, secondo gli inquirenti, avrebbero fornito il supporto logistico per il colpo, mentre altri avevano la funzione di collaborare per l'analisi del territorio alla ricerca di potenziali obiettivi, soprattutto attività commerciali nei centri periferici intorno Latina, o meglio in posti defilati e meno soggetti ai controlli delle forze di polizia. Dopo tutto gli investigatori sospettano che la banda fosse pronta per mettere a segnoun altro colpo, nella zona tra Latina Scalo e Sermoneta.