Gli inquirenti iniziano a svelare le carte dopo due mesi di indagine sull'omicidio di Erik D'Arienzo, il 28enne di Borgo San Donato trovato in fin di vita sulla Pontina, tra Latina e Sabaudia, a fine agosto, e morto dopo una settimana di ricovero in condizioni disperate. Mentre continua la caccia degli investigatori dei Carabinieri agli esecutori materiali del pestaggio, l'attenzione della Procura si sta concentrando sulle persone vicine alla giovane che potrebbero avere giocato un ruolo determinante.

A partire dall'amico della vittima, Fabrizio Moretto detto Pipistrello, che aveva introdotto l'ipotesi dell'incidente e continua a sostenere che Erik D'Arienzo sia caduto accidentalmente dal suo scooter, un Tmax Yamaha: una versione che l'esame medico legale sembra smentire in favore della pista dell'aggressione. Come lui è indagato anche Michele Mastrodomenico, cinquantenne di San Felice che da tempo si è stabilito a Priverno, un volto noto alle forze dell'ordine per questioni do droga e per un tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore del Circeo: nel suo caso il coinvolgimento nelle indagini è legato a un contatto avuto con la vittima poco prima della tragedia.

Entrambi i conoscenti di Erik D'Arienzo sono stati formalmente indagati per l'esecuzione di alcuni accertamenti tecnici irripetibili disposti sui loro indumenti e su alcuni caschi sequestrati nei primi giorni delle indagini. Per entrambi il reato configurato è il concorso in omicidio, atteso che gli esecutori materiali non sarebbero ancora stati individuati, sebbene le indagini siano a buon punto: gli inquirenti ritengono che il movente sia da ricercare negli ambienti dello spaccio di droga e l'episodio andrebbe interpretato come un avvertimento finito male, una spedizione punitiva nella quale gli amici della vittima potrebbero avere concorso senza la piena consapevolezza di come sarebbero andate a finire le cose. La loro reticenza rispetto a quei fatti, però, contribuisce a tracciare un quadro indiziario ben diverso.