È scattato anche il sequestro per il bar di via Priverno finito nel mirino di ignoti attentatori ormai tre settimane fa. Alla luce dei primi riscontri investigativi, la Procura ha disposto i sigilli per il locale danneggiato in seguito a un incendio la cui origine era certamente dolosa. Il provvedimento risale a una settimana fa circa, quando i Carabinieri della Compagnia di Latina che si stanno occupando del caso hanno eseguito il provvedimento emesso dal sostituto procuratore Simona Gentile, titolare del fascicolo d'inchiesta iscritto, come si evince dai sigilli apposti, a carico di ignoti.
Il fatto risale alla tarda serata di venerdì 9 ottobre, quando dall'interno del bar aveva iniziato a uscire una colonna di fumo sempre più denso. All'arrivo dei soccorritori la situazione era apparsa piuttosto chiara: l'incendio si era propagato dall'interno e non si era trattato di un guasto accidentale. Lo stato dei luoghi rivelava che qualcuno si era introdotto attraverso una porta secondaria del negozio, che affaccia sul retro del palazzo, accessibile attraverso gli spazi condominiali, quindi col chiaro intendo di innescare le fiamme.
Tant'è vero che i Vigili del fuoco intervenuti per spegnere il rogo, erano passati per l'ingresso posteriore dell'immobile, facilmente accessibile rispetto a quello frontale protetto dalla saracinesca chiusa. Oltretutto l'attentatore, o gli attentatori, avevano potuto agire indisturbati perché il locale era sottoposto a un profondo intervento di ristrutturazione e i dispositivi antintrusione, sia l'allarme che le telecamere, erano praticamente fuori uso.
I Carabinieri intervenuti per primi, una pattuglia impegnata nei servizi di controllo del territorio, avevano intuito la gravità dei fatti e attivato tutti gli accertamenti del caso. Personale investigativo erano intervenuto nottetempo per i riscontri del caso, tant'è vero che in un primo momento non si era reso necessario il sequestro del locale, atteso che fosse praticamente inaccessibile o comunque inutilizzabile da parte dei gestori. Alla luce dei primi riscontri, però, il magistrato ha ravvisato la necessità di sequestrare comunque il locale in vista di tutti gli ulteriori esami del caso.