A distanza di due mesi dal primo episodio, un imprenditore agricolo è stato nuovamente rapinato in casa, legato e incappucciato martedì sera da banditi senza scrupoli che si aspettavano di trovare molti soldi nella sua abitazione. Proprio come nel caso precedente, persino con maggiore ostinazione, gli autori del colpo hanno fatto di tutto per convincere l'uomo a indicare il nascondiglio dei suoi risparmi, convinti che di soldi contanti ne avesse molti, non contenti delle poche migliaia di euro che avevano trovato rovistando tra le stanze. Un incubo interminabile per Antonio C., agricoltore settantenne che vive nella zona di strada Piano Rosso, portato nei campi dietro casa ancora legato e incappucciato e lasciato lì dai rapinatori in fuga, professionisti che non hanno tralasciato alcun aspetto e hanno persino incendiato due automobili, quella della vittima e l'utilitaria, poi risultata rubata, che avevano utilizzato per l'azione criminale.
Gli investigatori dei Carabinieri che si stanno occupando del caso non escludono che a colpire siano stati gli stessi banditi della prima volta, un particolare non del tutto scontato. Di certo tra i due episodi deve esserci un collegamento perché la vittima non è proprio quel tipo di persona che attira l'attenzione delle bande di rapinatori: conduce una vita modesta e non ostenta ricchezze, come del resto testimonia la sua auto, una vecchia Fiat Punto. Probabilmente chi lo ha preso di mira è convinto che disponga di ingenti somme di denaro per via dell'attività che svolge. Oppure potrebbe esserci dell'altro, ma ciò vorrebbe dire che il movente possa essere legato a vicende molto personali, un rischio per i rapinatori e per coloro che li hanno indirizzati.
Il piano dei banditi è scattato quando era già buio da un po' nelle campagne tra i borghi Montello e Bainsizza, dove si trova l'abitazione della vittima. L'uomo vive da solo e per questo gli sconosciuti non hanno avuto troppe difficoltà ad agire indisturbati, cogliendolo di sorpresa. Come nel primo caso erano più persone, almeno tre e tutti con i volti travisati dai passamontagna, in apparenza tutti italiani. Non hanno esitato a fare ricorso alla violenza quando l'imprenditore ha iniziato a negare di possedere un'ingente somma di denaro contante. Atteggiamento che non ha scoraggiato i rapinatori, ma alla fine deve averli fatti comunque desistere.