Galeotta fu la fretta. Oppure il potere. Ma l'abuso edilizio commesso da Pasquale Maietta quando era assessore in carica al Comune di Latina è finito malissimo, con una sentenza molto dura pubblicata ieri dal Tribunale amministrativo del Lazio, che non solo rigetta il ricorso dell'ex deputato di Fratelli d'Italia ma fa a pezzi l'atteggiamento quantomeno superficiale che ebbe, all'epoca dei fatti, l'amministrazione comunale. Maietta aveva impugnato al Tar la nota del Comune di Latina del 12 dicembre 2018 con cui l'ente aveva annullato in autotutela il permesso a costruire in sanatoria rilasciato il 21 gennaio 2014, cioè quando il ricorrente era assessore nel medesimo ente.
Il permesso fu soggetto ad annullamento perché il via libera del 2014 era fondato su presupposti erronei, ossia non teneva conto del vincolo sulla fascia frangivento interessata dai lavori fatti nella villa di Maietta. All'iter era interessata anche la Regione, ciò nonostante il Comune non attese il nulla osta e approvò il permesso in sanatoria. Nel 2015 arrivò il parere regionale ed era negativo; di tale disincrasia il Comune si «accorge» soltanto a ottobre del 2016 quando chiede delucidazioni sulla pratica Maietta; otterrà risposta e scoprirà il parere negativo a gennaio 2017. Passano altri quattro mesi e a maggio 2018 il Comune avvia il procedimento di annullamento in autotutela che si concluderà appunto a dicembre 2018.
L'ex assessore si arrabbiò molto al momento della notifica e nel ricorso per annullamento invoca infatti non solo l'illegittimità della revoca in autotutela del permesso edilizio bensì pure l'atteggiamento di «ingiustizia grave e manifesta» che sarebbe stato posto in essere nella valutazione del suo caso. Ad aprile 2019 i giudici amministrativi sospesero il provvedimento del Comune facendo in qualche modo resuscitare il permesso del 2014, ma nella sentenza definitiva pubblicata ieri è contenuta una batosta per l'ex assessore di Alleanza Nazionale poi passato a Fratelli d'Italia. Infatti il giudice relatore, Valerio Torano, sottolinea come Pasquale Maietta non abbia mai consegnato le prove delle sue affermazioni soprattutto circa la compatibilità urbanistica delle opere realizzate a scapito della fascia frangivento.
Nel giudizio si sono costituiti sia il Comune di Latina, tramite l'avvocato Cinzia Mentullo, che la Regione Lazio, tramite l'avvocato Teresa Chieppa, ed entrambi gli enti hanno sostenuto il superiore interesse pubblico della zona sottoposta a vincolo, tesi accolta dal Tar che ha confermato l'esistenza dell'abuso.
Prima dell'ultima udienza i legali di Maietta, gli avvocati Angelo Tuzza e Luigia Laurenti, avevano depositato una memoria e una replica che non sono state considerate dal Tar perché tardive.