Inchiesta chiusa su una indagine che aveva portato alla luce, prima dei casi Petrus e Astice, una serie di favori all'interno della casa circondariale di Latina da parte di un agente di polizia penitenziaria di 50 anni, che è indagato insieme ad altre tre persone, un detenuto e due parenti di quest'ultimo. I reati ipotizzati sono quelli di corruzione e falso e i quattro indagati sono stati denunciati a piede libero nell'ambito di una inchiesta condotta dal pubblico ministero Giuseppe Bontempo. I reati ipotizzati sono: corruzione e poi anche falso. Secondo quanto contestato per dei fatti che si sono consumati nella primavera del 2018, l'agente ha consentito al detenuto di avere dei canali privilegiati in merito alle comunicazioni con i familiari, fuori dai binari regolamentari.

Secondo l'accusa l'agente di polizia penitenziaria ha compiuto degli atti contrari ai propri doveri di ufficio, violando alcuni articoli relativi all'assegnazione al lavoro dei detenuti, accettando da un detenuto la promessa di ricevere in cambio per il favore, una somma di denaro che non è stata quantificata ed è stata consegnata da un parente. Tra le altre accuse contestate dagli inquirenti quella di attribuire ad una domanda di assunzione al lavoro nella casa circondariale di via Aspromonte, una data antecedente a quella del giorno in cui era stata compilata e sempre secondo l'accusa era una strategia per scalare in questo modo la graduatoria di anzianità di disoccupazione dell'ufficio lavoro e avere in questo modo l'assunzione in tempi più brevi rispetto a tutta la trafila. Una volta che la Procura ha chiuso l'inchiesta, gli indagati hanno la possibilità di essere ascoltati dal magistrato inquirente o presentare delle memorie difensive, a seguire la Procura presenterà la richiesta di rinvio a giudizio.

In carcere a Latina erano emerse delle falle nell'inchiesta Astice Petrus che è giunta alle battute finali con il processo che riprenderà nei prossimi giorni. In quel caso i carabinieri e la polizia penitenziaria aveva scoperto che nella casa circondariale di via Aspromonte potevano entrare derrate alimentari e che due agenti in cambio di favori, avevano anche consentito ad alcuni detenuti di telefonare.

Nel settembre del 2019 erano state emesse le misure restrittive da parte del giudice Giuseppe Cario per i due procedimenti, in 26 sono finiti sotto processo e la sentenza è prevista a dicembre. Non era stata l'unica inchiesta: sempre gli uomini dell'Arma si erano occupati anche di Masterchef e in questa circostanza erano state cristallizzate delle condotte grazie anche ad alcune telecamere e intercettazioni telefoniche. Tra gli elementi che erano stati raccolti diverse fasi dello scambio della sostanza stupefacente. A dare il via alle indagini erano state le rivelazioni affidate ad un cittadino straniero che aveva ricostruito le modalità con cui nella casa circondariale di via Aspromonte entrava la sostanza stupefacente. In alcuni casi i familiari dei detenuti si procuravano la droga da cedere in un secondo momento ai parenti detenuti. Adesso anche dopo Astice e Petrus è emersa una altra inchiesta, molto più piccola, dove gli episodi contestati sono due ma dove il reato ipotizzato è la corruzione.