Sara Romboni preferisce non parlare davanti alle due figlie, Carolina e Margherita. Non hanno conosciuto il papà, il suo è un modo per proteggerle. Vuole dargli una risposta un giorno su come sia morto Doriano Romboni, un campione di motociclismo: il 30 novembre saranno trascorsi sette anni da quella tragedia che si era consumata sulla pista de Il Sagittario in occasione del Sic Day per ricordare Marco Simoncelli. «Chiediamo giustizia», spiega Sara, 47 anni, diplomata in lingue e operatrice socio sanitaria ma che svolge un altro lavoro, vive a La Spezia e domani non sarà a Latina per l'udienza preliminare. «Mi devo adeguare – racconta – noi siamo appesi ad un filo invisibile e aspettiamo giustizia. Doriano era venuto a Latina per un atto di generosità, in questo momento voglio essere capita e non compatita». La storia di Doriano Romboni, «Rombo» per tutti è quella di un grande campione di motociclismo morto tragicamente, un uomo che non amava la luce dei riflettori che era semplice e autentico. «Doriano è morto per un evento benefico, era un padre di famiglia, un caro marito, un grande sportivo è per questo che chiediamo giustizia». A distanza di sette anni dai fatti, siamo nella fase dell'udienza preliminare e la donna è assistita dall'avvocato Caterina Caterino.
Non è stato facile arrivare in un'aula di Tribunale. In un primo momento era stata disposta l'archiviazione ma i familiari si erano opposti e così due anni e mezzo fa il gip Mara Mattioli aveva disposto altre indagini, il fascicolo prima era stato affidato ad un magistrato (che aveva cambiato sede), poi ad una collega (anche lei aveva cambiato sede giudiziaria) e infine al pm Antonio Sgarrella, attuale titolare. Gli indagati sono: il coordinatore del Comitato impianti della Federazione Moto, l'amministratore della società del circuito motociclistico, un ispettore coordinatore del Comitato impianti della Federazione Moto.