Durante la deposizione in alcuni momenti si è commossa e ha pianto e il giudice lo ha fatto mettere a verbale. Lunga testimonianza ieri pomeriggio in Tribunale di una giovane adolescente residente a Latina, vittima insieme alla madre e al nonno materno di maltrattamenti in famiglia e di minacce di morte da parte del padre.  La ragazza ha parlato davanti al pubblico ministero Andrea D'Angeli e al giudice monocratico Francesca Coculo e ha riferito in particolare l'episodio più drammatico che ha portato il padre, un uomo di 51 anni, a processo. I fatti contestati sono avvenuti nel luglio del 2019 quando l'imputato aveva minacciato sia la moglie che la figlia con due fucili da caccia regolarmente detenuti. Quando la ragazza ha ripercorso quei terribili momenti, in alcuni frangenti non ha retto all'emozione e ha pianto. «Ha puntato il fucile contro di me e mia madre», ha confermato. Le indagini erano state condotte dalla polizia dopo che era stata presentata una denuncia in Questura e dopo l'intervento delle Volanti che avevano ricevuto una richiesta di aiuto per una discussione sempre più animata in casa che rischiava di degenerare. In aula è stato poi il turno dell'imputato che, difeso dall'avvocato Giuseppe Pesce, ha ricostruito i fatti e ha offerto la sua versione e
in aula, su richiesta della difesa, è stata acquisita anche una lettera scritta dalla ragazza e pubblicata su Facebook dove spiegava il rapporto tra lei e il padre.
L'imputato ha ripercorso i fatti avvenuti il giorno in cui in casa scoppiò il finimondo, raccontando che era tornato da lavoro e che non ha minacciato moglie e figlia ma che stava pulendo i fucili perchè qualche tempo prima c'era stata una gara di tiro a piattello. In aula l'uomo ha confermato i litigi ma ha negato invece le minacce.

La giovane, la madre e il nonno, si sono costituiti parte civile e le parti sono rappresentate dall'avvocato Vincenzo Schettino.
L'imputato, difeso dall'avvocato Giuseppe Pesce, era stato sottoposto al divieto di avvicinamento alla casa familiare come richiesto dal pm Simona Gentile e come disposto dal giudice del Tribunale.
Dagli accertamenti degli investigatori era emersa una situazione familiare molto difficile e dai risvolti drammatici con litigi continui tra marito e moglie e la figlia che spesso si metteva in mezzo per cercare di placare gli animi. Erano stati gli agenti della Squadra Volante di Latina ad intervenire nell' abitazione alla periferia del capoluogo, allertati da una chiamata e una richiesta di intervento pervenuta al 113 dopo l'ennesima lite famigliare. I fatti risalgono alla sera del 2 luglio del 2019 e la nota arrivata alla centrale operativa parlava infatti di una aggressione.