Dopo aver riaffilato le armi con i 180 casi positivi di giovedì, ieri il Coronavirus Covid-19 è tornato subito in alta quota facendo registrare 260 contagi territoriali - 5.411 in questo novembre - e ci ha pure aggiunto altri due decessi di residenti in provincia (tre calcolando anche un paziente pontino non residente e che infatti la Asl di Latina non ha inserito nel suo elenco), a Latina ed Aprilia, che hanno fatto lievitare il conto mensile dei morti a 88 e quello da inizio pandemia a 142.
Il virus, insomma, dopo 319 casi totali tra mercoledì e giovedì, sembra aver ripreso vigore con 260 positivi in 24 ore che non promettono nulla di buono in vista del weekend. Sul fronte dei Comuni la massima attenzione è rivolta soprattutto al capoluogo (64 casi) e ad Aprilia (43) che resta sotto la lente per il cluster della residenza sanitaria assistenziale San Michele dove ieri sono stati confermati 27 positivi anche dall'Unità di crisi della Regione Lazio che ha confermato l'indagine epidemiologica in corso (vedi articolo in pagina).
Capitolo ospedali
Nel frattempo, stando ai dati Asl, sono 156 i pontini che risultano ricoverati per Covid, la gran parte all'ospedale Goretti di Latin. Ed è proprio sul tema del potenziamento delle strutture sanitarie, a partire dal personale la cui carenza sta mettendo a dura prova la battaglia anti-Covid, che è intervenuto ieri Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare: «I dati forniti dal Ministero della Salute ed elaborati dalla Corte dei Conti evidenziano come il potenziamento del personale sanitario nella regione vada ulteriormente incrementato e reso più omogeneo fra le varie realtà territoriali - si legge in una nota -. Nel Lazio sono poco più di 3.300 le unità di personale inserite per via dell'emergenza Covid. Di queste, però, solo 713 sono state assunte con contratto a tempo indeterminato, fra cui appena 31 medici. L'aumento del personale, peraltro, potrà essere meglio valutato quando saranno disponibili con maggior dettaglio i dati sul numero di operatori che nel 2020 hanno invece lasciato il lavoro per raggiunti limiti di età o per la possibilità che deriva da "quota 100". Il quadro purtroppo non è affatto roseo. La disponibilità di operatori soprattutto in alcune specializzazioni rimane uno degli aspetti più delicati della fase attuale».
Nei prossimi anni mancheranno gli specialisti ed urge aumentare il loro numero. «Vi è già da tempo - sottolinea Simeone - una grave carenza di alcune figure mediche importanti, penso agli anestesisti, ai ginecologi, ai pediatri, ai cardiologi, come pure agli ortopedici, ai geriatri e ai medici di medicina d'urgenza. A tal riguardo, i 395 specializzandi inseriti quest'anno nel Lazio per via dell'emergenza Covid, peraltro legati solo da un rapporto libero professionale o a tempo determinato, devono rappresentare solo un primo passo per superare l'attuale urgenza. Proprio per questo motivo occorre assolutamente aumentare i contratti di specializzazione tenendo conto del reale fabbisogno nei prossimi anni. Entro il 2023, secondo una stima del sindacato dei medici dirigenti Anaao, per effetto dei pensionamenti mancheranno oltre 10.000 specialisti. Non c'è dubbio che per quanto concerne la nostra regione, l'uscita dal commissariamento della sanità abbia rappresentato un fatto positivo per tutti i cittadini. Ma ora c'è l'esigenza di aprire una fase nuova. Al tempo stesso auspico fortemente che il governo Conte non perda l'occasione di utilizzare i fondi del Mes, perché si tratta di risorse necessarie per aiutare la sanità laziale a recuperare posizioni in termini di qualità dell'offerta. Serve inoltre - conclude Simeone - una programmazione anche pluriennale, fatta di investimenti in nuove strutture sanitarie, ulteriori assunzioni per potenziare il personale medico ed infermieristico, rafforzando possibilmente i servizi territoriali, colmando le lacune accumulate in questi anni»