Ci sono margini per rivalutare la decisione di escludere la società Loas dalla white list della Prefettura. Ieri è stata pubblicata l'ordinanza con il Tribunale amministrativo ha accolto in sede cautelare il ricorso presentato dalla società di Aprilia avverso il provvedimento della Prefettura che dunque resterà sospeso fino a marzo prossimo quando la vicenda verrà valutata nel merito per verificare la legittimità della interdittiva. Scrivono infatti i giudici amministrativi della sezione di Latina che «da un sommario esame proprio della fase cautelare il ricorso non appare sprovvisto di ‘fumus boni iuris', posto che il delitto di cui all'art. 452 quatordecies (già art. 260 del D.lgs 152/06), per il quale il socio al 50% della ricorrente è stato condannato con sentenza del Tribunale di Roma è incluso tra quelli menzionati nell'art. 51 comma 3 bis del codice di procedura penale per i quali si prevede l'applicazione... come reato scopo dell'associazione per delinquere».

Dunque nel merito il ricorso verrà esaminato il prossimo 24 marzo.
Come si sa l'interdittiva a carico della Loas, provvedimento che impedisce alla società di avere rapporti commerciali con la pubblica amministrazione, arriva in conseguenza del coinvolgimento di uno dei soci, nell'indagine sui rifiuti interrati in una cava di Aprilia.
Inchiesta che portò all'arresto di 22 persone, tra le quali uno dei soci della Loas, Antonio Martino, titolare di un pacchetto del 50% della proprietà della srl.
L'inchiesta, condotta dalla Dda di Roma, competente in materia di traffico dei rifiuti, fece emergere la prassi di interramento di materiale pericoloso in spregio a qualunque tutela ambientale della zona.

Due anni più tardi rispetto all'indagine, ossia ad agosto scorso lo stabilimento della Loas ha preso fuoco e non solo l'intero sito di stoccaggio è andato distrutto ma per giorni si è creata una situazione di grave allarme per inquinamento ambientale.
Una vicenda che fatto emergere una serie di lacune amministrative e ha costretto anche gli enti di controllo, a verificare lo stato delle autorizzazioni ambientali poiché lo stabilimento si trova in un'area ad elevata densità abitativa dunque con una scala di pericolo per la popolazione piuttosto elevata.