La Procura di Latina ha chiuso l'inchiesta e ha disposto il giudizio immediato per l'operazione denominata Home Banking, relativa ad una frode fiscale e dove è stato contestato nei confronti di alcuni dei 24 indagati anche il vincolo associativo. L'inchiesta, coordinata dal pm Marco Giancristofaro, era stata condotta dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Latina e la scorsa estate aveva portato anche a tre arresti. In aula si andrà tra poco più di un mese: a gennaio.

Una volta che le accuse hanno retto davanti al Tribunale del Riesame, il magistrato inquirente ha scelto questa strada processuale e quindi il dibattimento inizierà in tempi stretti ma non è escluso anche che qualcuno possa scegliere strade processuali alternative, a partire dal rito abbreviato dove è prevista la riduzione di un terzo della pena.

La frode fiscale è cospicua e gli inquirenti hanno contestato all'indirizzo degli indagati sottoposti ad una misura restrittiva, il vincolo associativo mentre a piede libero erano state denunciate oltre 20 persone, tra cui i sei imprenditori che in una seconda fase dell'inchiesta avevano impugnato il sequestro di immobili e di conti correnti ma che il Riesame in questo caso aveva rigettato. Le persone che erano state denunciate a piede libero sono residenti tra Latina, Terracina, Sabaudia, Nettuno, Castelnuovo di Porto, Labico, Roma e Milano e in tutto il valore dei beni finiti sotto chiave per tutti è di svariati milioni di euro. Tra le ipotesi di reato contestate dai finanzieri di Palazzo Emme, il riciclaggio e la frode fiscale oltre all'indebita compensazione, la bancarotta fraudolenta, il falso e l' esercizio abusivo della professione. In base alla ricostruzione della Guardia di Finanza, era stato pianificato un sistema illecito che consentiva ai clienti, a partire dagli imprenditori indagati, di aggirare il pagamento delle imposte compensando in questo modo tramite l'emissione di fatture per operazioni inesistenti.

I provvedimenti restrittivi avevano interessato il consulente finanziario Marco Di Viccaro, che dai domiciliari era finito a seguito di una evasione in carcere dopo che il gip ha emesso un aggravamento della misura, Matteo Riggi e infine Raffaele Russo, sono difesi dagli avvocati Faiola, Montini e Vitelli. «Hanno costituito - era riportato nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Giuseppe Cario - un vincolo stabile con predisposizione di mezzi, persone, procacciamento di un importante volume d'affari». Sempre secondo l'accusa a gestire materialmente la contabilità era Di Viccaro, mentre Russo, era l'organizzatore. L'inchiesta ora è chiusa, a breve il processo.