L'operazione che mercoledì ha portato all'arresto del giovane Manuel Nardone sembra fornire eccezionali spunti d'indagine e non solo nella direzione più ovvia, cioè sul fronte del traffico di droga, visto che potrebbe rappresentare una prima solida conferma ai sospetti che dietro al pestaggio consumato nel pomeriggio di domenica 15 novembre, all'interno di un pub di via Cesare Battisti, non ci fossero solo futili motivi come era emerso in un primo momento, ma potrebbe trattarsi di un episodio sintomatico della guerra, mai sopita, per il controllo delle piazze di spaccio.

I collegamenti tra l'aggressione dei due trentenni quel giorno e il chilo di stupefacenti, tra hascisc e marijuana, trovati in casa del diciannovenne, sono più ovvi di quanto si possa immaginare. Perché non solo Manuel Nardone è sospettato di essersi trovato a sua volta quel giorno nel locale di via Battisti, ma suo zio Daniele di 39 anni, piuttosto addentrato nella mala latinense, e un suo cugino sono due dei cinque indagati per il pestaggio e a completare l'elenco sono un suo amico e un altro giovane legato alla sua famiglia, oltre a una ragazza loro amica che ha dato man forte quando era scoppiato il parapiglia.