«Al Goretti hanno salvato la vita alle mie gemelline». Inizia così il racconto di Valentina, mamma da poco più di una settimana, ragazza del capoluogo che ha messo al mondo Irene e Sonia dopo aver affrontato una vera e propria odissea, terminata intorno alle undici della sera del 7 dicembre. Valentina ha superato una gravidanza a rischio, monocoriale biamniotica. Parto prenotato al Sant'Eugenio il 14 dicembre, ma a quella data non si è mai arrivati perché Valentina ha avuto bisogno di cure ematologiche per un abbassamento repentino delle piastrine, rischioso sia per lei sia per le gemelline: per via del Covid al Sant'Eugenio non è attivo il reparto di ematologia, convertito per prendere in cura pazienti positivi, di conseguenza Valentina si è recata al San Camillo. Lì è iniziato il suo calvario. «Sono arrivata al San Camillo il 3 dicembre. Ho effettuato un tampone, risultato negativo; poi a distanza di qualche giorno me ne hanno fatto un altro, stavolta positivo al Covid-19». A quel punto Valentina ha richiesto un terzo tampone. Terzo tampone che non c'è mai stato. «Lì ho percepito una situazione strana. Più di qualcuno non gradiva la mia presenza: il San Camillo è un ospedale no-Covid, e mi sono sentita di troppo. E a quel punto ho preferito firmare e andarmene».

Era il 7 dicembre. Appena tornata a casa, Valentina ha rotto il sacco. Poi la corsa al Santa Maria Goretti. «Sono arrivata in ospedale col mio compagno. Subito mi hanno messa in isolamento, in una stanza dove c'ero io e Ludovica, l'ostetrica che mi ha seguito dal primo all'ultimo momento prima di entrare in sala operatoria».

Nel frattempo Valentina ha fatto due test veloci, entrambi negativi. Niente Covid, quindi. Ma questa ormai è una storia vecchia: contava poco o nulla a quel punto, la cosa importante era far venire al mondo le gemelline. «In sala parto mi ha accompagnata Teresa, un'altra ostetrica: splendida come Ludovica. Più di qualcuno aveva timore, un parto d'urgenza come il mio metteva a dura prova chi doveva occuparsene. Faccio due nomi: Angelo Frieri e Luciana Di Troia. Dottori straordinari, si sono imposti, prendendosi le loro responsabilità. E io adesso posso tenere in braccio sia Irene sia Sonia. Ringrazio chi ha salvato la vita alle mie gemelline: a Latina abbiamo un ospedale di livello e operatori eccezionali».
E' sempre molto bello raccontare una storia, anche tormentata, quando si conclude a lieto fine.