Dalle ceneri di quella che sembrava un'inchiesta destinata a imboccare senza ulteriori scossoni la strada di un processo è venuta fuori una fiammata che ha scottato l'ambiente dei commercialisti e degli avvocati pontini. Ieri mattina la Guardia di Finanza ha notificato ad otto persone l'ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario ha disposto la misura del divieto temporaneo di esercitare la professione.

Cinque commercialisti, un avvocato e un consulente del lavoro dovranno astenersi per un anno dall'esercizio delle rispettive occupazioni professionali. Un colpo durissimo, quanto le contestazioni penali mosse dai due pubblici ministeri Claudio De Lazzaro e Giuseppe Bontempo titolari dell'inchiesta sui fatti relativi al fallimento della società Quadrifoglio, proprietaria dell'albergo Il Guscio a Terracina. Si va dalla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente nell'ambito delle procedure fallimentari, fino all'autoriciclaggio, perché secondo l'accusa le somme provento del delitto sono state reimpiegate.

Destinatari del provvedimento del giudice sono i commercialisti Alberto Palliccia, Massimo Mastrogiacomo, Aldo Manenti, Simone Manenti e Roberto Manenti; l'avvocato Luca Maria Pietrosanti; il consulente del lavoro Luigi Buttafuoco. Nei confronti di tutti e sette, più la moglie di uno dei professionisti coinvolti, è stata disposta anche la misura del sequestro preventivo della somma di un milione e mezzo di euro in via diretta sui conti correnti. Il caso nasce dal fallimento della società Quadrifoglio disposto con decreto del Tribunale di Latina il 21 dicembre 2016.

La società Quadrifoglio controlla un'altra compagine, la Circe srl, che a sua volta detiene le quote dell'albergo Il Guscio, a Terracina, finito all'asta con una stima che gli attribuiva un valore di 4 milioni di euro. La procedura esecutiva immobiliare è andata avanti con un tentativo d'asta andato deserto il giorno 17 febbraio 2017; il secondo tentativo sarà fissato per il 22 febbraio 2018, ma alla vigilia dell'asta, quando il prezzo base per l'acquisto dell'albergo era sceso a 2 milioni 297.000 euro, il curatore del fallimento Quadrifoglio, Leonardo Viviani, pare con il consenso del giudice delegato, aveva scelto di rinunciare agli eventuali proventi dell'asta e preferito la soluzione della cessione delle quote della Circe al prezzo di 284.000 euro.

La cessione avviene l'8 febbraio 2018 in favore di Simone Manenti. Il 15 febbraio, il legale di Manenti, l'avvocato Luca Pietrosanti, presenta istanza di accesso al concordato preventivo per la Circe srl, e lo stesso giorno chiede al giudice dell'esecuzione di sospendere la procedura per la vendita dell'immobile, in forza della richiesta di concordato. Il giorno successivo, (chi ha detto che la giustizia è lenta?), il Tribunale fallimentare in composizione collegiale accoglie la richiesta di accesso al concordato per la Circe. Prima che scadano i 90 giorni per la presentazione del piano concordatario, l'acquirente delle quote Circe liquida tutti i creditori con 560.000 euro e torna dal giudice per rinunciare al concordato.

Per il Tribunale la questione può dirsi chiusa; il curatore ha portato nelle casse della procedura 284.000 euro e da quella somma non avanzerà nulla per la proprietaria della società Quadrifoglio, che attraverso la Circe era anche proprietaria dell'hotel Il Guscio. Chi risulterà aver tratto vantaggio dall'operazione sono i detentori finali delle quote della Circe, che nel frattempo sono state cedute per il 75%, parte al fratello di Simone Manenti, Roberto, e parte all'avvocato Luca Pietrosanti. Tutti e tre, una volta chiuso l'iter con il Tribunale, venderanno tutte le quote, in sostanza l'hotel Il Guscio, ad un imprenditore del settore disposto a pagarle un milione e mezzo di euro. Avevano speso poco più di 800.000 euro per acquistare le quote della Circe e tacitare i creditori. Un'operazione perfetta.