Gli interrogati dei testimoni si susseguono da giorni alla ricerca di particolari che possano cambiare il corso di un'indagine che si profila complessa, destinata a rincorrere gli indizi che possano condurre gli investigatori dei Carabinieri al nome di chi ha freddato Fabrizio Moretto lunedì sera con un colpo di pistola.
I militari del maggiore Antonio De Lise stanno passando al setaccio la zona di Bella Farnia per verificare la presenza di telecamere che possano fornire spunti utili, ma iniziano ormai a emergere ricostruzioni alternative, delineando un piano, quello studiato dal killer, che ha concesso pochissime tracce, praticamente zero. Per quanto riguarda invece il movente, l'inchiesta coordinata dai sostituti procuratore Andrea D'Angeli e Martina Taglione sembra indirizzata in maniera decisa sulla pista della vendetta per l'omicidio di Erik D'Arienzo, vicenda nella quale il ruolo dello stesso Moretto aveva acquisito sempre maggiore responsabilità negli ultimi tempi.
Il movente
Le mosse degli investigatori rivelano che i sospetti sono concentrati in maniera decisa sulle persone vicine al ventottenne Erik D'Arienzo, morto in circostanze ancora da chiarire mentre si trovava in compagnia proprio di Moretto. Del resto "Pipistrello" era uno dei due indagati per il pestaggio che era costato la vita all'amico dopo una settimana di coma. Una posizione, quella del cinquantenne, che ha guadagnato sempre più consistenza, agli occhi degli investigatori, rispetto al sospetto iniziale che stesse soltanto coprendo altre persone. Convinzione che ora, gli investigatori, sospettano avesse preso corpo anche tra le persone vicine a D'Arienzo, fino a montare la sete di vendetta.