Sono motivati da una serie di testimonianze i sospetti dei Carabinieri, sull'omicidio di Fabrizio Moretto detto Pipistrello, che convergono sulla famiglia e più in generale sulle persone vicine a Erik D'Arienzo, il 28enne morto a fine estate, in circostanze ancora da chiarire, proprio mentre si trovava in compagnia del cinquantenne freddato lunedì sera con un colpo di pistola al torace.
Gli investigatori del maggiore Antonio De Lise hanno contezza che, nei mesi trascorsi tra un omicidio e l'altro, si erano consumati una serie di screzi tra le due famiglie, emersi solo in parte con i commenti velenosi apparsi sulla pagina Facebook di Moretto. Si sarebbero verificati una serie di episodi, in luogo pubblico, che confermano le convinzioni dei detective, impegnati anche durante le festività in una serie di ispezioni alla ricerca di tracce utili all'identificazione del killer.
Se è vero che col trascorrere del tempo ha preso sempre più consistenza il ruolo di Fabrizio Moretto nel pestaggio di Erik D'Arienzo, tra gli inquirenti come tra i congiunti del giovane morto quasi quattro mesi fa, al tempo stesso si è gonfiato l'astio tra le due famiglie e più di un'occasione dimostra come i nervi fossero tesi: un comportamento comprensibile in un piccolo borgo come Bella Farnia, che i carabinieri considerano però sintomatico del sentimento di rivalsa maturato in questo lasso di tempo.
Come il momento di tensione, raccontato da più persone ai Carabinieri, che si è vissuto in occasione di un incontro casuale tra una parente di D'Arienzo e un congiunto di Moretto, con la prima che avrebbe spintonato e minacciato il secondo in un luogo pubblico.