Il primo ripescaggio è quello fatto da Renato Pugliese il 28 dicembre 2016 nel corso di uno dei frequenti interrogatori ai quali veniva sottoposto, nella sua veste di collaboratore di giustizia, in presenza dei pubblici ministeri Barbara Zuin e Claudio De Lazzaro. Quel pomeriggio, oltre che riferire sui suoi rapporti con diversi esponenti della malavita pontina, il giovane pentito fa mettere a verbale le seguenti dichiarazioni: «Sono in grado di fornire informazioni sul mandante dell'omicidio di mio zio Ferdinando Di Silvio avvenuto nel 2003; sull'omicidio di Fabio Buonamano posso dire che certamente era presente Di Silvio Costantino (detto Patatone, ndr), mio cugino. Posso poi fornire i dettagli dell'omicidio di Massimiliano Moro, posso indicare i nomi dell'esecutore e di quattro delle sei persone presenti, perché riferitomi da Giuseppe Pasquale Di Silvio, mio cugino, e per quanto appreso in occasione di un incontro con Simone Grenga».

Dopo quelle dichiarazioni, è scontato che i magistrati operanti per conto della Direzione Distrettuale Antimafia abbiano nuovamente ascoltato Renato Pugliese per raccogliere i dettagli delle sue anticipazioni. E che la cosa abbia avuto un seguito lo dimostra adesso il procedimento penale n. 11526/2018 della Dda iscritto al modello 21, persone note. E come si apprende dalla recente ordinanza di custodia cautelare del Gip Giuseppe Cario per l'inchiesta denominata Scarabeo, tra le persone note del procedimento 11526/2018 c'è sicuramente Carlo Maricca.

E' infatti l'utenza telefonica di Carlo Maricca, sotto intercettazione nell'estate del 2018, a regalare agli investigatori della Squadra Mobile di Latina la conferma che all'interno della Procura della Repubblica c'era una «talpa» che veicolava informazioni preziose all'esterno. Ma questa è un'altra storia. Quello che interessa è che le investigazioni sull'attentato del 9 luglio 2003 al Lido di Latina, costato la vita a Ferdinando Di Silvio soprannominato «il bello», hanno ripreso vigore.

Con quali esiti si vedrà, perché Carlo Maricca era stato a suo tempo già indagato insieme ad altre quattro persone per quel fatto, ma il sostituto procuratore Raffaella Falcione si era vista costretta a ripiegare sulla richiesta di archiviazione, perché gli indizi raccolti durante le indagini non le avrebbero consentito di sostenere l'accusa in un eventuale processo. Cosa può esserci dunque di nuovo rispetto ad allora? Renato Pugliese ha saputo aggiungere qualche elemento rimasto fuori della portata degli investigatori che avevano seguito il caso all'indomani dell'esplosione dell'automobile all'interno della quale si trovava Ferdinando Di Silvio?
Gli stessi interrogativi si pongono per il caso dell'omicidio di Massimiliano Moro, assassinato all'interno della sua abitazione la sera del 25 gennaio 2010, lo stesso giorno del tentato omicidio di Carmine Ciarelli in via Pantanaccio. Moro era ritenuto il mandante dell'agguato nei confronti di Ciarelli, e la sua morte era stata immediatamente collegata a quell'evento.