Tre capi di imputazione per un esercito di indagati. Inchiesta chiusa per il fallimento della spa dei rifiuti che risale al dicembre del 2016. La Procura contesta il reato di bancarotta a presidenti, consiglieri del Cda e professionisti incaricati della revisione dei bilanci 

E' questa la deriva imboccata in fase conclusiva dall'inchiesta avviata dal sostituto procuratore della Repubblica Marco Giancristofaro all'indomani del fallimento della spa (7 dicembre 2016) che ha gestito per anni, dal 1995 al 2016, il servizio di igiene ambientale nel Comune di Latina. Trentaquattro persone, tra presidenti e consiglieri del Cda, tutti amministratori della società succedutisi al vertice dell'azienda partecipata dal Comune di Latina nel corso degli anni, professionisti incaricati della revisione dei bilanci societari, sindaci revisori dei conti, sono accusati di aver concorso a vario titolo a provocare il dissesto della società per azioni in liquidazione, omettendo ogni forma di controllo di legalità contabile e di bilancio di rispettiva competenza, per il periodo compreso tra il 2007 e il 2010. 

Questi i 34 indagati:, tutti a piede libero: : Vincenzo Bianchi, Giovanni Rossi, Giacomo Mignano, Immacolata Pizzella e Massimo Giungarelli, in epoche diverse tutti Presidenti del Consiglio di amministrazione della Latina Ambiente; gli amministratori delegati Giuseppe Caronna, Cesare Borghi, Bruno Landi e Valerio Bertuccelli; i consiglieri del Cda Romeo Carpineti, Francesco Maltoni, Lorenzo Le Donne, Giancarlo Milesi, Gianmario Baruchello, Marco Brinati, Claudio Quattrini, Marcello Vernola, Alfio Gentili, Maurizio Barra, Bruno Calzia, Francesco De Filpo, Massimo Mastrogiacomo, Pasquale Musto, Giorgio Ciacciarelli, Massimo Marini, Antonietta Pietrosanto, Vincenzo Borrelli, Lucio Nicastro, Stefano Gori; i componenti del collegio di sindaci revisori Gabriele Giordano, Elvio Biondi, Ruggiero Maurizio Moccaldi e Bruno Pezzuolo; il socio e procuratore della società di revisione Mazars & Guerard, Fabio Carlini.