anno deposto due imputati ieri nel corso del processo che si sta svolgendo davanti al giudice Giorgia Castriota, dell'operazione «Certificato Pazzo».
In aula ha rilasciato spontanee dichiarazioni il medico Antonio Quadrino, il professionista è il fulcro dell'inchiesta condotta dai carabinieri del Nas di Latina. Erano stati proprio gli accertamenti - scattati nello studio medico del professionista - ad alzare

il velo sulle condotte degli indagati. In un primo momento l'ipotesi di reato era quella di truffa a cui a seguire si è aggiunta quella di associazione per delinquere. Un'accusa contestata alla luce di quello che è emerso anche dal contenuto dei filmati di una telecamera, posizionata nello studio del medico. Proprio questa è ritenuta dalla pubblica accusa una tra le fonti di prova più importanti.
Quadrino, ha spiegato quando ha voluto parlare in aula, che non si può contestare la corruzione nei suoi confronti e ha negato le accuse ipotizzate dal pm che nel corso della sua requisitoria aveva chiesto per lui la condanna più alta: quella a otto anni di reclusione. Il camice bianco ha aggiunto inoltre che quando usciva dallo studio non si assentava ma andava a fare delle visite a domicilio e in merito all'aiuto nei confronti di Del Vecchio ha ribadito che non capisce in che modo avrebbe potuto fare qualcosa per lui.

Ha rilasciato spontanee dichiarazioni l'avvocato Stefania DI Biagio, anche lei imputata e che ha sottolineato di essere rimasta molto provata da questa vicenda che le ha completamente cambiato la vita e ha aggiunto che non ha mai fatto male a nessuno. Ha spiegato al giudice di essere una brava persona e che mai pensava un giorno di ritrovarsi imputata in Tribunale.
Il processo si sta svolgendo con il rito abbreviato e quindi gli imputati che hanno scelto questo giudizio speciale, beneficiano della riduzione di un terzo della pena e in base agli elementi raccolti nel corso delle indagini. Le persone finite sotto processo sono residenti tra Latina, Terracina, Fondi, Monte San Biagio, Nettuno.

«Ti faccio un bel certificato», era una delle frasi più ricorrenti che sono state trascritte dagli investigatori. In tutto erano state sottoposte ad una misura restrittiva undici persone mentre in 70 erano state indagate a piede libero.
Oltre a questo troncone, si sta svolgendo anche il processo per chi ha scelto il rito ordinario mentre c'è anche l'altra tranche dell'operazione che vede 36 persone indagate, tra le vittime della truffa c'è anche un magistrato del Tribunale di Sorveglianza.

Dopo che i giudici del Tribunale del Riesame avevano depositato le motivazioni mantenendo integro il quadro accusatorio, il pubblico ministero Giuseppe Miliano, titolare dell'inchiesta ha disposto il giudizio immediato per gli indagati, oltre alla corruzione a vario titolo è stato contestato anche il falso fino alla truffa ai danni dello Stato.