Due anni a fronte di una richiesta formulata in aula dal pubblico ministero Giuseppe Miliano di cinque anni. E' la sentenza emessa dal collegio penale del Tribunale di Latina nei confronti dell'imprenditore Antonio Sciarretta, condannato per la bancarotta del vecchio Latina Calcio, la compagine sportiva era stata dichiarata fallita nel 2006 e la Procura aveva aperto una inchiesta che aveva portato in Tribunale dove il processo si è concluso.  Erano tre i capi di imputazione formulati nei confronti di Sciarretta; per quello di bancarotta semplice il reato è stato dichiarato prescritto, per la bancarotta documentale è stato assolto insieme ai sindaci e infine è arrivata la condanna con il minimo della pena e con le attenuanti generiche a due anni per il terzo capo di imputazione relativo alla bancarotta distrattiva. Una condanna al di sotto di quella prevista che va dai tre ai dieci anni. Una volta che saranno depositate le motivazioni tra novanta giorni, i difensori Antonio Lungo e Lucio Teson presenteranno ricorso in Appello nel tentativo di ribaltare la sentenza. Sono stati assolti e sono usciti definitivamente di scena anche gli altri imputati Alessandro Ciocia, Fausta Tazzioli e Marco Raponi, componenti del collegio sindacale, assistiti dall'avvocato Aldo Pomponi.

Le accuse sono quelle di aver sottratto il libro delle adunanze e delle delibere del collegio sindacale di cui facevano parte e di aver concorso ad aver aggravato il dissesto astenendo dal richiedere l'intervenuto del Tribunale di Latina affinchè venisse dichiarato il fallimento della società appena venuti a conoscenza dello stato di insolvenza che si può far risalire al 30 gennaio del 2006. Per quanto riguarda la distrazione dei beni - come è stato riportato nel capo di imputazione - ci sono macchine per ufficio un Ducato Fiat, una porta da calcio e alcuni pesi della palestra per un valore complessivo di 24mila euro. Nel corso del processo aveva testimoniato anche Antonio Sciarretta che aveva spiegato come di essere estraneo alle accuse contestate a partire dalla presunta distrazione di un furgone relativa all'ipotesi di reato di bancarotta. «E' stato rubato e c'è una denuncia - aveva detto quando era stato esaminato - e poi i computer erano i miei personali».