L'operazione Anni 2000 portata a termine alle prime luci dell'alba nei Comuni di Santi Cosma e Damiano, Castelforte e Minturno, ha scoperchiato un vasto giro di droga che veniva venduta al dettaglio sulle piazze dei centri del sud pontino. Nel corso delle indagini dei Carabinieri è stata ricostruita l'attività di rifornimento e di traffico, che ha visto coinvolti diversi pusher, che, al momento, non sono stati oggetto di provvedimenti.
Le piazze di spaccio erano soprattutto quelle di Santi Cosma e Damiano e Castelforte, ma anche in qualche centro limitrofo. L'indagine ha inoltre portato alla scoperta di alcuni attentati e danneggiamenti effettuati, con lo scopo di imporre il pagamento di somme di denaro a commercianti ed imprenditori titolari di ditte che eseguivano lavori nei Comuni di Santi Cosma e Damiano, Castelforte e Minturno.
La conferma di ciò giunge dall'incendio di un compattatore della nettezza urbana, di mezzi di lavoro di ditte che avevano sede o cantieri nel sud pontino. Nel corso delle indagini sono state anche accertate intimidazioni caratterizzate da colpi di arma da fuoco.
Elicotteri, unità cinofile e rinforzi dei carabinieri anche da Latina. Questa mattina Santi Cosma e Damiano si è svegliata in uno scenario per via degli arresti, ben 19, eseguiti in seguito ad un'ordinanza emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Le accuse rivolte agli indagati sono, a diverso titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi comuni da sparo, estorsione, rapina, danneggiamento ed incendio, tutti delitti aggravati dal metodo mafioso.
L'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ricostruisce l'attività di un'associazione di tipo mafioso, operante nel sud Pontino - e più specificatamente nel territorio di Castelforte, Santi Cosma e Damiano e comuni limitrofi – capeggiata da Antonio Antinozzi il quale, a seguito di scissione da analogo sodalizio (clan "Mendico-Riccardi"), aveva costituito un gruppo autoctono strutturato su base familiare che, avvalendosi di metodi violenti e intimidazioni, mediante l'uso di armi ed ordigni esplosivi, aveva ingenerato un clima di assoggettamento ed omertà tra la popolazione.
Contestualmente è stata accertata l'esistenza di due associazioni dedite al narcotraffico, gestite rispettivamente dalla famiglia MENDICO, i fratelli Ettore e Maurizio e dalla famiglia Antinozzi, Antonio ed il figlio Decoroso.
L'indagine, condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Latina e dalla Compagnia Carabinieri di Formia, convenzionalmente denominata ANNI 2000, è partita nel dicembre del 2015 e si è conclusa nel gennaio del 2020.
La maggior parte dei destinatari della misura cautelare, tutti residenti a Santi Cosma e Damiano, ad eccezione di uno attualmente domiciliato a Monaco di Baviera (Germania), già nel 2007 erano stati riconosciuti come appartenenti al clan "Mendico-Riccardi", la cui esistenza era stata acclarata dalla Corte di Assise di Latina a seguito di un'indagine (denominata ANNI 90), sempre condotta dal Nucleo Investigativo di Latina.
La relativa sentenza, emessa in data 17.07.2009, confermata dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma il 15.10.2010 e ribadita dalla Cassazione nel 2012, aveva riconosciuto l'esistenza fino al 2001, sul territorio della provincia di Latina, di una organizzazione di stampo mafioso, collegata alla più vasta organizzazione criminale del "clan dei casalesi", promossa diretta ed organizzata da Ettore Mendico e Orlandino Riccardi e a cui apparteneva, quale partecipe, tra gli altri, Antonio Antinozzi. Tale associazione di stampo camorristico, avvalendosi della forza di intimidazione derivante anche dal legame con l'organizzazione di origine, aveva acquisito la gestione monopolistica di interi settori imprenditoriali e commerciali ed il controllo dei comuni di SS Cosma e Damiano e Castelforte, attraverso il ricorso all'uso delle armi al fine di arginare organizzazioni criminose rivali.
A partire dall'anno 2013, a seguito della scarcerazione dei componenti del sodalizio criminale Mendico-Riccardi, si assisteva nel sud-pontino ad una recrudescenza di episodi di matrice camorristica.
Emblematici erano: l'esplosione di due colpi di fucile contro il portone dell'imprenditore Enrico Giuliano avvenuta il 31.08.2014; l'incendio occorso il 26.08.2014 ad un deposito dell'imprenditore Francesco Cifonelli; l'esplosione, in data 17.10.2014, di colpi di arma da fuoco verso l'abitazione dei coniugi Antonio Giuliano ed Maria Assunta Ambroselli, genitori di Enrico Giuliano; l'esplosione, il 6.6.2015, di un colpo di arma da fuoco all'ingresso dell'hotel Terme Nuova Suio; l'esplosione, il 13.7.2015, di due colpi di fucile contro la serranda delle onoranze funebri "La Primula" di Cifonelli Francesco; le minacce subite in data 13.07.2015 da Domenico Ciavolella, titolare di una impresa funebre; il tentativo di estorsione, avvenuto in data 2.11.2015, alla ditta Cofis di Roma che stava svolgendo dei lavori di ristrutturazione presso una scuola di Castelforte. La concomitanza degli episodi delittuosi sopra descritti di chiara matrice mafiosa e la remissione in libertà degli esponenti del clan Riccardi - Mendico induceva a ritenere una riorganizzazione del sodalizio criminale, motivo per il quale venivano avviate le indagini all'esito delle quali venivano individuati due diversi gruppi criminali: il primo facente capo a Antonio Antinozzi, alias "trippetta" il quale, staccatosi dal clan Riccardi-Mendico di cui era partecipe, costituisce un'autonoma associazione di stampo mafioso strutturata su base familiare ed una propria associazione a delinquere operante nel traffico di stupefacenti del tipo cocaina e hashish. Tale sodalizio camorristico, di cui sono stati accertati collegamenti con il clan "Parisi" di Bari per la gestione delle sale slot, era dedito principalmente alle estorsioni e agli attentati incendiari o agli atti intimidatori posti in essere per indurre i titolari delle attività commerciali presenti in Castelforte e SS Cosma e Damiano alla corresponsione di somme di denaro all'organizzazione (nel corso delle intercettazioni Antonio Antinozzi si lamenta del fatto che, mentre in passato gli imprenditori si rivolgevano direttamente al clan camorristico per la c.d. "messa a posto", ora invece l'organizzazione era costretta a porre in essere attentati incendiari per ottenere le somme di denaro); un secondo riconducibile a Ettore Mendico, dedito esclusivamente allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana. Le motivazioni della scissione dei due sodalizi, originariamente appartenenti allo stesso gruppo, erano da ricondurre alla relazione sentimentale, aspramente criticata perché in violazione al codice d'onore delle organizzazioni criminali, fra Maria Rosa Falso (moglie di Viccaro Giuseppe nipote di Antinozzi Antonio) con Antonio Mendico (cugino di Ettore Mendico capo dell'omonimo Clan).