Vincere una causa con regolare sentenza di un Tribunale e poi ritrovarsi indagati da una Procura della Repubblica perché il soccombente, una compagnia di assicurazione, ritiene che quella sentenza sia stata ottenuta con documenti non proprio ineccepibili, è un'avventura singolare, ma non impossibile.
Può testimoniarlo lo studio legale Trotta di Latina, che ha assistito nel giudizio alcuni cittadini nigeriani, congiunti della vittima di un incidente stradale avvenuto nel nostro Paese nel maggio 2014.

La compagnia assicuratrice non si è costituita nel giudizio, che si è concluso con una sentenza di condanna del Tribunale di Roma, divenuta definitiva, nei confronti dell'assicurazione chiamata a risarcire la controparte con due milioni di euro. Una volta raggiunta dalla notifica dell'atto di precetto conseguente il giudicato definitivo, la compagnia contumace in giudizio, che nel frattempo aveva già liquidato altri congiunti della vittima con una somma compresa tra i duecento e i trecentomila euro, ha dato incarico ai propri legali di opporsi all'esecuzione.

Ma anziché le forme rituali, è stata scelta una strada diversa: la compagnia, per bloccare il pagamento della somma stabilita dalla sentenza del Tribunale, ha presentato una querela presso la Procura della Repubblica di Bologna, città dove ha sede la compagnia, sostenendo che la procura rilasciata allo studio legale Trotta per assumere il patrocinio in giudizio presenterebbe delle criticità formali. Come dire che ci sarebbe qualcosa di irregolare. La circostanza non è mai stata sollevata durante il processo concluso con la condanna dell'assicurazione al risarcimento della controparte, ma questo non poteva rappresentare un problema per il magistrato bolognese inquirente, che alcune settimane fa ha chiesto ed ottenuto un decreto di perquisizione negli uffici dello studio legale Trotta di Latina, affidandone l'esecuzione alla polizia giudiziaria. L'ordine era quello di trovare e sequestrare l'originale della procura per il patrocinio, al fine di verificarne l'autenticità messa in discussione dal querelante.