Non è sorprendente ma pesa l'ingiunzione di pagamento notificata in questi giorni dalla curatela della Latina Ambiente al Comune. Un macigno da cinque milioni di euro, più tutte le spese di giudizio e contribuzioni fiscali per somme che l'ente doveva alla società partecipata fallita due anni fa. L'ingiunzione firmata dai curatori Angela Pierro e Lorenzo Palmerini riguarda una fornitura di servizi per 5 milioni e 67mila euro, cui vanno aggiunti 870 euro per esborsi, 4.600 di spese per l'assistenza legale e l'aliquota del 15% di Iva. Se l'amministrazione si uniformerà alla richiesta dovrà versare quanto richiesto entro 40 giorni dalla notifica, termine identico consentito per una eventuale impugnazione.

Si tratta di una quota di una partita di debiti dell'ente verso la Latina Ambiente che supera gli 11 milioni di euro e che, in realtà, è impossibile confutare poiché gli atti che provano il credito della società fallita, ora passati alla curatela, erano nei libri custoditi presso la sede della Latina Ambiente e consegnati al Tribunale di Latina a ottobre del 2015 dall'allora commissario straordinario, Giacomo Barbato, che fece quella scelta nella sua qualità di socio di maggioranza della spa che in quel momento si occupava della raccolta dei rifiuti in città. Servizio svolto fino all'avvio della gestione tramite la società pubblica Abc. Le somme che la curatela chiede al Comune erano una spada di Damocle non evitabile, a meno che non fosse passata la proposta di concordato, ultimo tentativo fatto durante lo stato di liquidazione e prima della dichiarazione di fallimento.

Procedura che si interruppe proprio per la impossibilità di arrivare ad un riconoscimento certificato dei crediti della società per azioni costituita dal Comune nel 1994 e partecipata per una quota del 49% dal gruppo Unendo, una delle maggiori realtà imprenditoriali attive nel settore dei rifiuti. Come si sa il fallimento della società Latina Ambiente non ha prodotto solo un pericoloso crac per i creditori, ora in fase di recupero con le riscossioni dei debiti, ma ha portato anche alla contestazione del reato di bancarotta per gli ex amministratori e i controllori degli anni in cui ha amministrato il servizio, nonché per il triennio 2006-2009 in cui alla spa fu affidata pure la riscossione delle bollette.