Non c'è pace per il processo Olimpia. Anche ieri udienza lampo e rinvio. Il tempo di entrare in aula e trovare una nuova data sul calendario a causa di un difetto di notifica ad un imputato. A dicembre era fissata la prima udienza (due anni dopo la richiesta di rinvio a giudizio in sede di udienza preliminare da parte del pm), ieri invece si doveva aprire il dibattimento ma niente l'udienza è slittata. Il processo dell'inchiesta condotta dai carabinieri che aveva portato a indagare imprenditori, ex amministratori e professionisti, non decolla. In aula si torna il 13 aprile con un processo che deve ancora iniziare per dei fatti che risalgono a quasi nove anni fa e dove per alcuni reati c'è già l'ombra della prescrizione, a partire dall'abuso d'ufficio.


Alcuni episodi risalgono al 2012, altri al 2013, gli ultimi al 2014 e sono relativi agli affidamenti diretti di alcune gare da parte del Comune di Latina, travolto all'epoca dei fatti dallo scandalo. I numeri di Olimpia, una tra le inchieste più fragorose di sempre per reati contro la pubblica amministrazione, erano stati imponenti. Le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo, coordinate dal pubblico ministero Giuseppe Miliano, avevano portato ad ipotizzare nei confronti degli imputati il vincolo associativo su diversi fronti, dai rapporti tra la vecchia amministrazione comunale e la vecchia compagine sportiva dell'Us Latina Calcio, a quella relativa ai piani urbanistici. All'alba del 16 novembre del 2016 erano scattate le misure restrittive firmate dal gip Mara Mattioli ma al Riesame alcune accuse erano state azzerate e chi era stato colpito dal provvedimento cautelare era tornato in libertà.

I magistrati romani avevano cambiato buona parte dell'impalcatura accusatoria annullando le contestazioni del vincolo associativo per l'affidamento diretto dei lavori pubblici e delle varianti urbanistiche e sui piani. Era stata lunghissima la fase preliminare con quasi trenta udienze davanti al gup che nel luglio del 2020 aveva disposto il rinvio a giudizio per gli imputati, accogliendo la richiesta del magistrato inquirente che nella sua ricostruzione aveva sostenuto la validità dell'impianto accusatorio e delle associazioni per delinquere che erano state contestate.