Essere invalidi e difendersi dal Covid può essere più complicato del previsto, almeno stando a quanto ci riferisce un affezionato lettore, un ex insegnante in pensione che oggi purtroppo convive con una invalidità del 100%. «Recentemente, in occasione della scadenza annuale del contrassegno per la sosta riservata di cui dispongo - spiega il nostro lettore - ho chiamato l'ufficio Mobilità del Comune ed ho preso appuntamento per la consegna della documentazione necessaria per ottenere il rinnovo del contrassegno. Il girono stabilito mi sono recato negli uffici alla nuova stazione delle autolinee, ma ho trovato chiuso. Un cartello informava che i dipendenti operano in smart working e che il pubblico si riceveva su appuntamento (questo lo sapevo già), un paio di volte alla settimana. Sono tornato nel primo giorno utile di ricevimento, ma ho di nuovo trovato le porte chiuse. Allora mi sono recato all'Ufficio Protocollo e ho consegnato lì i documenti a un impiegato molto disponibile, il quale mi ha detto che sarei stato chiamato per andare a ritirare il contrassegno.
Effettivamente è stato così: mi hanno chiamato dall'Ufficio mobilità e mi hanno dato appuntamento per il ritiro del contrassegno. Ma quando ci sono andato, non c'era nessuno. Torno all'Ufficio Protocollo dove mi dicono di tornare all'Ufficio Mobilità di martedì o di giovedì. Seguo il consiglio e finalmente vengo ricevuto negli uffici della nuova autolinea e ritiro l'agognato contrassegno. Chiedo di poter registrare anche i numeri di targa delle auto che utilizzo per i miei spostamenti, allo scopo di poter entrare, se necessario, nella Ztl. Mi dicono che quello è un servizio che effettua la Polizia Locale. Vado al Comando dei Vigili, consegno i documenti e risolvo, perché fanno tutto loro in automatico». Tutto è bene quel che finisce bene: il nostro lettore ha il nuovo contrassegno e le sue targhe sono registrate tra quelle ammesse a varcare la Ztl